Riassunto analitico
La vittima del reato è stata per un lungo periodo un soggetto «in cerca di identità» processuale. Solo recentemente – e soprattutto grazie alle spinte sovranazionali e comunitarie – l’ordinamento italiano è intervenuto per potenziarne il ruolo e per assicurare loro maggiori e più effettivi diritti. L’obiettivo di questa tesi è quello di esaminare la disciplina processuale prevista all’interno dell’ordinamento italiano a tutela delle vittime di reato. Il punto di partenza, in questo studio, è rappresentato dall’analisi dell’evoluzione normativa avvenuta all’interno del nostro Paese, a partire dalle codificazioni del 1930 e dalla successiva codificazione del 1988 a favore delle vittime dei reati, sino alle fonti sovranazionali e comunitarie che hanno portato il legislatore italiano a modificare ed integrare il nostro ordinamento. Il nodo centrale di questa tesi è rappresentato dallo studio comparato della direttiva 2012/29/UE – considerata un vero e proprio traguardo europeo – e del suo recepimento minimalista interno, ad opera del legislatore nazionale, attraverso il d.lgs. 15 dicembre 2015, n. 212, portandone alla luce le carenze, nonché le qualità positive. Di seguito l’attenzione volgerà al fenomeno della violenza domestica e di genere, con l’analisi delle disposizioni processuali previste dal legislatore nazionale all’interno della legge 15 ottobre 2013, n. 119, nonché delle recenti modifiche apportate dalla legge 19 luglio 2019, n. 69, il “Codice Rosso”.
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