Riassunto analitico
I soggetti con diabete mellito presentano un rischio cardiovascolare maggiore rispetto alla popolazione generale. Analizzando una popolazione locale di pazienti diabetici di tipo 2 si è osservato che i principali algoritmi di calcolo del rischio cardiovascolare sono poco applicabili e poco predittivi dei futuri eventi cardiovascolari in questi pazienti. Nel seguente studio è stata analizzata una popolazione locale di 3629 pazienti con diabete di tipo 2, di età compresa fra 36-65 anni e senza precedenti malattie cardiovascolari. Sono stati valutati i diversi fattori di rischio cardiovascolari generali e diabete-specifici e l'insorgenza di un eventuale esito cardiovascolare. Le donne presentavano in partenza un profilo di rischio cardiovascolare peggiore rispetto agli uomini. La percentuale di eventi cardiovascolari osservati in seguito a follow-up di 10 anni è stata del 15,05%, mentre la percentuale di esiti coronarici osservati a 10 anni è stata del 9.34% . Paragonando i pazienti con evento cardiovascolare con quelli che non lo hanno sviluppato si sono riscontrate differenze significative rispetto a sesso, età alla visita, età alla diagnosi, durata del diabete, emoglobina glicata, pressione arteriosa sistolica, colesterolo totale, colesterolo-HDL e fumo. I soggetti con esito coronarico, invece, rispetto a quelli che non lo hanno sviluppato presentavano differenze significative rispetto ad alcuni fattori di rischio come sesso, età alla visita, durata del diabete, emoglobina glicata, fumo, colesterolo totale e colesterolo-HDL. Attraverso la valutazione della correlazione statistica tra le variabili e gli eventi e l’analisi multivariata, sono stati poi costruiti un modello di rischio per gli esiti cardiovascolari e uno specifico per esiti coronarici. Il modello di rischio di esito cardiovascolare generale ha compreso le seguenti variabili: sesso, età alla diagnosi, durata del diabete, fumo alla visita, colesterolo totale, colesterolo HDL, emoglobina glicata, scompenso cardiaco, microalbuminuria ed epatopatia. Nel modello di rischio di esito coronarico sono state incluse invece le variabili colesterolo totale, colesterolo-HDL, emoglobina glicata, età alla visita, BMI, epatopatia e microalbuminuria. Le variabili sesso e durata del diabete, inizialmente non significative, lo sono diventate con l'esclusione del BMI dal modello, anche se questa operazione ha determinato una perdita di significatività dell'emoglobina glicata. Le variabili peculiari del diabete, quali emoglobina glicata e durata della malattia, sono risultate quindi significative nei modelli di rischio, evidenziando l’importanza delle caratteristiche del diabete nella definizione del rischio cardiovascolare nei soggetti affetti dalla malattia. Risulta quindi necessario costruire funzioni di rischio ad hoc per popolazioni specifiche e si auspica che questo studio sia la base per la realizzazione di un futuro algoritmo di calcolo del rischio cardiovascolare valido e applicabile alla popolazione diabetica di riferimento.
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