Riassunto analitico
Il presente elaborato tratta del tema dell'eutanasia attiva e del suicidio assistito nel contesto legislativo e giurisprudenziale italiano. In primo luogo, si è proceduto alla disamina delle fattispecie penali dell'omicidio del consenziente ex art. 579 c.p. e dell'istigazione o aiuto al suicidio ex art. 580 c.p., tenendo in considerazione l'epoca storica in cui il nostro codice penale italiano nacque e alla luce della nascita dei principi fondamentali ed inviolabili di matrice costituzionale, quali la libertà personale, il diritto di eguaglianza sostanziale e il principio di autodeterminazione della perona e di dignità umana. Si è poi proceduto al confronto tra due dei più rinomati casi in materia che hanno profondamente influenzato il dibattito giuridico sulle decisioni del fine vita e che hanno fatto la storia nella nostra giurisprudenza : il caso Welby e il caso Englaro. Purtroppo, dall'esame di tali tematiche é dunque emerso che il quadro, così delineato, concernente i diritti dei malati, é caratterizzato spiacevolmente da un vuoto normativo, a cui deve sopperire, troppo spesso, la giurisprudenza nella prassi. Si é successivamente dedicata un'importante sezione al tema della responsabilità del medico e delle azioni che, secondo la nostra legislazione penale, risultano lecite o illecite, riflettendosi nella distinzione tra eutanasia attiva e passiva. L'attenzione si è poi spostata su una recente normativa di fondamentale importanza, la legge n. 219 del 2017, in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento che rappresenta, ad oggi, l'unica normativa presente in materia, capace di aver riempito, almeno in parte, il vulnus normativo che purtroppo caratterizza il nostro ordinamento, introducendo un primissimo passo in avanti in tale ambito. Successivamente, dopo aver analizzato il quadro nazionale, é stato spontaneo posare uno sguardo di raffronto su altri Paesi europei, che al contrario, presentano legislazioni in materia, ben solide e strutturate. Da primo, si é preso in considerazione l'ordinamento elvetico, tristemente rinomato per le sue cliniche, dove chiunque, se rispettate determinate condizioni, ha la possibilità di accedervi per ricevere suicidio assistito; in secondo luogo, l'ordinamento olandese che si presenta come un caso unico e di estremo interesse per il fatto di essere uno tra i primi e tra i più avanzati, dei Paesi occidentali, nell'aver emanato una legge di legalizzazione sull'eutanasia; infine, l'ordinamento tedesco, il cui iter legislativo é caratterizzato da una particolare difficoltà nell'emersione dei diritti del malato in materia di fine vita, dovuta anche da quel retaggio storico del nazionalsocialismo che ha profondamente influenzato il panorama tedesco. Inoltre, si é evidenziato un inevitabile parallelismo tra una recentissima pronuncia della Corte costituzionale federale tedesca sul tema del suicidio assistito e una altrettanto recente pronuncia della Corte costituzionale italiana. Da ultimo, si è dedicata attenzione alla vicenda giudiziaria Fabo/Cappato che ha rappresentato un punto di svolta nel panorama giuridico italiano. In seguito alla richiesta da parte della Corte d'assise di Milano di sollevare questione di legittimità costituzionale, la Corte suprema italiana ha dapprima deciso di intervenire mediante una tecnica decisoria nuova, nel contenuto e nella forma, la c.d. "incostituzionalità differita", invitando il Parlamento a disciplinare la materia; successivamente, di fronte a una totale assenza di una risposta da parte del potere legislativo, la Corte si é vista costretta ad intervenire mediante la sentenza n. 242 del 2019, dichiarando la parziale illegittimità dell'art. 580 c.p. e dettando delle condizioni tassative da rispettare in materia di suicidio assistito.
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