Riassunto analitico
Questa tesi indaga nel primo capitolo l’evoluzione storica delle mansioni, del sistema della mobilità professionale dei dipendenti pubblici, partendo da dati storici compiendo un breve viaggio verso il D. Lgs. 165 del 2001 a dimostrazione del fatto che nonostante ci sia stata una corposa legislazione in materia,non si sia mai apportato nulla di significativamente innovativo in termini di progressioni professionali, competenze, capacità e valutazione oggettiva del fabbisogno delle risorse umane all’interno della pubblica amministrazione. Nel secondo capitolo ci si occupa delle mansioni dei dipendenti pubblici, tema centrale dell'elaborato, che mette in evidenza il fatto che da sempre , a parte le ultime disposizioni legislative, e nello specifico il D. Lgs. 165 del 2001 modificato dalla Legge 114 del 2014, seguita dal D. Lgs. 81 del 2015 in tema di mansioni. La mansione è considerata l’unità elementare di un facere ,è il compito che vede formare un tipo di attività o modello di prestazione; modello che di norma, costituisce il contenuto dell’obbligazione oggetto del contratto di lavoro. Nel terzo capitolo si apre uno scenario che espone le modifiche apportate dal d.lgs. 81 del 15 giugno 2015 all’art. 2103 codice civile, ponendo dei quesiti che trovano probabilmente dei canali di ipotetiche risposte esclusivamente in un contesto interdisciplinare. Tra i quesiti hanno trovato spazio nella curiosità intellettuale, tre punti fondamentali: a)è applicabile l’art. 3 del D. Lgs. 81 del 2015 anche al pubblico impiego? Quesito di forte discussione giuridica, poiché se è vero che la pubblica amministrazione non ne è formalmente esclusa (mentre nella Riforma Biagi è esplicitamente indicata l’esclusione del pubblico impiego), secondo molti studiosi vige il principio secondo cui una norma generale non può sostituire una norma speciale, ed in questo caso essendo ancora in vigore l’art. 52 del D. Lgs 165 del 2001 ciò potrebbe essere largamente accettato; b)la rigidità giuridica dell’inquadramento professionale nel pubblico impiego, corrisponde ad un modus operandi efficiente all’interno del sistema organizzativo pubblico? c)perché è necessario operare una radicale differenziazione tra figure professionali impegnate nel settore pubblico e settore privato? d)perché all’interno della pubblica amministrazione , le progressioni economiche e gli avanzamenti di carriera sono sostenuti solo ed esclusivamente da passaggi concorsuali che si basano sull’obsoleto sistema organizzativo delle piante organiche? Si apre nel medesimo capitolo, un paragrafo dedicato alla mobilità dei dipendenti nella pubblica amministrazione, con l’introduzione della Legge 114 del 2014 e l’emanazione del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri riportante la “Definizione delle tabelle di equiparazione fra i livelli di inquadramento previsti dai contratti collettivi relativi ai diversi comparti di contrattazione del personale non dirigenziale", adottato su proposta del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, ai sensi dell'articolo 29-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e dell'articolo 4, comma 3, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 114. Questo lavoro nella sua generalità indaga sui sopra menzionati quesiti, cercando di regalare una visione critica del sistema burocratico rigido che determina o non determina la crescita professionale delle risorse umane nel pubblico impiego. Conclude la tesi una ricerca sperimentale effettuata presso il Ministero delle politiche agricole , alimentari e forestali – ICQRF Laboratorio di Modena sulla pianta organica dell’ufficio periferico, sui profili professionali , e sulle mansioni descritte nel mansionario, che spesso non riflettono i reali compiti svolti dai dipendenti.
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