Riassunto analitico
Il lavoro presentato in questo elaborato riporta i risultati ottenuti durante il tirocinio svolto presso il Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche di Modena e Reggio Emilia. Sono incluse anche tutte le scoperte e le caratterizzazioni effettuate durante questo periodo nonché le possibili idee per ulteriori sviluppi futuri in merito alla problematica da noi trattata. Il coordinamento dell’attività di ricerca è affidato al professor Lorenzo Tassi e al professor Fabrizio Roncaglia. Lo scopo di questa tesi è quello di realizzare un materiale copolimerico, a partire da fonti proteiche sia animali che vegetali, le cui caratteristiche (sia meccaniche che qualitative) siano simili (o addirittura superiori) a quelle della Galalite (caseina + formaldeide). Per fare ciò è necessario trattare correttamente le proteine di partenza con agenti cross-linkanti in grado di renderle dure e allo stesso tempo di donargli proprietà pseudo-plastiche. In particolare si cerca di sostituire uno degli “indurenti” più utilizzati, la formaldeide (formula bruta CH2O), la quale è stata ormai bandita da tempo a livello internazionale dal “Regolamento UE n. 895/2014” del 14 agosto 2014, in quanto classificata come cancerogena[1]. Questo problema non è solo relegato alla sostanza tal quale usata come reagente ma anche al prodotto finito. Infatti essa può essere rilasciata nell’ambiente circostante durante i vari processi di sintesi che la utilizzano ma anche durante il ciclo di vita di vari materiali come: adesivi, sigillanti, coatings, polimeri ecc., come descritto nell’articolo successivo presente sul sito dell’ECHA. Sostituendo la formaldeide ci si è chiesti inoltre se fosse possibile, variando anche la matrice proteica iniziale, ottenere eventualmente risultati più performanti o innovativi. Per questo, oltre che con la caseina, sono state fatte numerose prove anche con le proteine della soia, glutine, cheratina, taurina, glicina e varie loro miscele. In sostanza l’obiettivo, seguendo questa filosofia, è quello di ottenere un prodotto “green” che rispetti l’ambiente e che non risulti nocivo per la salute umana. Questi ultimi aspetti aumenterebbero considerevolmente il valore economico di questa tipologia di materiali e attirerebbero numerosi clienti da vari settori della moda e industriali.
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