Riassunto analitico
il carcinoma mammario è la neoplasia più diagnosticata nelle donne in tutte le fasce d’età. Il trend di incidenza del tumore della mammella in Italia appare in leggero aumento (+0,9% per anno) mentre continua a calare, in maniera significativa, la mortalità. L’ampliamento della popolazione target dello screening mammografico rende ragione dell’aumento significativo dell’incidenza. La terapia del tumore della mammella è di tipo multidisciplinare, è cioè caratterizzata dall’integrazione di approcci terapeutici diversi: chirurgia, radioterapia, trattamenti farmacologici di vario genere. Lo stato linfonodale è uno dei più importanti fattori prognostici ed è un criterio fondamentale per le successive decisioni chirurgiche e per i relativi trattamenti terapeutici. Un’analisi accurata e affidabile del tessuto linfonodale è decisamente importante per l’identificazione di eventuali metastasi. La positività del linfonodo sentinella all’analisi intraoperatoria si traduce in un rischio di micro o macrometastasi nei linfonodi non sentinella del cavo ascellare che va dal 20% al 50%, rispettivamente. Ciò significa che la maggior parte delle pazienti vengono sottoposte inutilmente alla dissezione del cavo ascellare. Esiti tardivi dell’intervento di linfoadenectomia ascellare possono essere: la lesione di uno o più nervi (nervi toracici anteriori, nervo toraco-dorsale, nervo toracico lungo) e quindi le ripercussioni sulla funzionalità dei corrispondenti muscoli; pericondrite e/o osteite sternale; borsite sottoacromiale (molto frequente e caratterizzata da dolore nell’area di inserzione del deltoide); sclerosi del muscolo piccolo pettorale; comparsa di cicatrici o di cheloidi, che possono rendere necessario il ricorso all’intervento di chirurgia plastica; alterazioni percettive con ripercussioni sulla postura e sulla simmetria del soma; tromboflebite superficiale toraco-epigastrica (rara). La più frequente, conosciuta e temuta tra le complicanze dell’intervento e precisamente di svuotamento ascellare è tuttavia il linfedema. Il nomogramma OSNA si propone come un modello matematico in grado di predire il rischio specifico per ogni paziente di avere metastasi linfonodali nei linfonodi non sentinella. Il suo scopo sarebbe quello di offrire al chirurgo una possibilità di scegliere intraoperatoriamente se eseguire o meno la dissezione del cavo ascellare a fronte di una positività per macrometastasi del linfonodo sentinella con metodo OSNA, evitando così alla paziente le possibili complicanze dovute ad uno svuotamento non necessario. Il nostro studio si propone di applicare retrospettivamente il nomogramma alle pazienti sottoposte a dissezione del cavo ascellare in seguito a riscontro intraoperatorio di macrometastasi all’analisi OSNA del linfonodo sentinella, per verificare in che percentuale il dato fornito dalla previsione del nomogramma (probabilità di metastasi in linfonodi non sentinella) corrisponde al risultato dall’esame anatomo-patologico definitivo, al fine di stabilire l’accuratezza diagnostica del metodo e la sua possibile applicazione nella pratica clinica quotidiana.
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