Riassunto analitico
INTRODUZIONE: La riattivazione del Citomegalovirus (CMV) è comunemente documentata nei pazienti immunocompetenti ricoverati in terapia intensiva. Avviene prevalentemente in seguito alla compromissione della funzione immunitaria dell'ospite (iatrogena, secondaria a patologie o trapianti) e all'aumento della risposta allo stress associata alla malattia critica. La riattivazione da CMV correla a peggiori esiti clinici, quali l’aumento della durata del ricovero in terapia intensiva e presso l’ospedale, il prolungamento della ventilazione meccanica, una maggiore severità della malattia, un aumento della mortalità, necessità di dialisi e aumentata incidenza di infezioni nosocomiali. Le infezioni secondarie nei pazienti con la malattia da nuovo coronavirus 19 (COVID-19) grave sono complicanze particolarmente temibili. Si trova ampia letteratura riguardante le possibili manifestazioni batteriche e fungine, ma vi è scarsa letteratura attinente alla riattivazione del CMV in questi pazienti e a quali conseguenze può portare tale evenienza sugli outcomes clinici del paziente. OBIETTIVO DELLO STUDIO: L’obiettivo principale di questo studio prospettico osservazionale è di indagare la riattivazione del CMV e gli outcomes clinici ad essa correlati. METODI: Sono stati arruolati 431 pazienti con tampone positivo da SARS-CoV-2 e con ARDS moderata o severa ricoverati presso la Terapia Intensiva dell’Ospedale Universitario Policlinico di Modena, con necessità di ventilazione meccanica invasiva o non invasiva, dal 25 febbraio 2020 al 21 luglio 2021, data della dimissione dell’ultimo paziente. La DNAemia del CMV nel sangue è stata verificata all’ingresso in terapia intensiva e settimanalmente, durante il ricovero. L’analisi dei dati è stata eseguita attraverso i modelli di regressione di rischio proporzionale mediante Cox. RISULTATI: La riattivazione di CMV-DNA nel sangue è avvenuta in 88 pazienti su 431 (20.4%) con un’insorgenza mediana di 17 giorni. Di questi, 30 pazienti hanno ricevuto ganciclovir, sulla base del giudizio clinico, per trattare l’infezione da CMV. I fattori di rischio significativamente correlati alla riattivazione citomegalica sono risultati essere la conta piastrinica totale, la necessità di ventilazione meccanica invasiva e le infezioni secondarie batteriche durante il ricovero in terapia intensiva. Diversamente da quanto descritto in altri studi, i corticosteroidi, utilizzati nel trattamento della patologia grave da COVID-19, non sono risultati correlati alla riattivazione da CMV. La medesima osservazione è valida anche per il farmaco anti-IL6 somministrato ai pazienti, il tocilizumab. I pazienti con riattivazione da CMV hanno mostrato una maggiore mortalità ospedaliera con associato un incremento della degenza in terapia intensiva e ospedaliera rispetto ai pazienti senza riattivazione. Nei pazienti trattati con ganciclovir si segnala una mortalità più elevata rispetto ai pazienti senza segni di polmonite CMV-correlata. Tuttavia, andando a valutare l’analisi aggiustata ha evidenziato come non vi sia significatività statistica tra la riattivazione citomegalica e la mortalità al 60esimo giorno di ricovero in terapia intensiva CONCLUSIONE: La riattivazione da CMV nei pazienti con forma grave da COVID-19 è presente e correlata alla conta piastrinica, alla ventilazione meccanica invasiva e alle infezioni secondarie. Non essendovi un aumento della mortalità significativamente statistico nei pazienti COVID-19 con riattivazione citomegalica, si ritiene che il CMV possa essere un valido marker per indicare la severità della malattia.
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