Riassunto analitico
Il linfoma diffuso a grandi cellule B costituisce il 30-40% dei LNH ed è il più frequente tra i diversi istotipi di linfoma. Il DLBCL è una patologia tipica dell’età anziana dato che i pazienti hanno un’età media a 64 anni, e nel prossimo futuro con l’invecchiamento della popolazione la quota di pazienti anziani con DLBCL è destinata ad aumentare in maniera significativa. Attualmente non esiste ancora un consenso su quale sia la migliore strategia terapeutica nel paziente anziano con DLBCL. L’obiettivo di questa tesi sperimentale e quello di valutare l’effetto dell’aggiunta di una valutazione geriatrica multidimensionale (VGM) semplificata, alle convenzionali valutazioni clinico-strumentali, in una casistica di pazienti anziani (età > 65 anni) con DLBCL raccolta nell’ambito di uno studio osservazionale prospettico condotto tra centri ematologici italiani afferenti alla Fondazione Italiana Linfomi. Tutti i pazienti arruolati nello studio dovevano essere sottopostia VGM prima di iniziare la terapia ma la decisione terapeutica era indipendente dall’esito della VGM. I trattamenti somministrati sono stati suddivisi tra terapia con intento curativo, intermedio e palliativo nella fase di analisi. Dei 1045 pazienti partecipanti allo studio, l’età media è stata di 76 anni, il 32 % dei pazienti presentava un’età maggiore di 80 anni, e il 66 % aveva uno stadio avanzato di malattia. Utilizzando la VGM semplificata che comprendeva l’utilizzo delle scale ADL, IADL e CIRS combinato con una valutazione dell’età, il 42 % dei pazienti è stato classificato come FIT, il 26 % come UNFIT e il 22 % FRAIL. Analizzando i diversi gruppi di fragilità è emerso come il criterio cronologico rimanesse fondamentale per identificare soggetti UNFIT mentre la valutazione delle comorbidità (CIRS) assumeva una maggiore importanza per identificare il paziente FRAIL. L’analisi clinico-geriatrica combinata ha inoltre consentito di osservare come tra i pazienti UNFIT e FRAIL aumentasse la percentuale di pazienti con linfoma ad alto rischio valutato con IPI ma che in realtà le maggiori differenze erano a carico di fattori legati al paziente (età, sintomi, PS ECOG) e non di elementi associati al linfoma (LDH, Stadio, sedi EN) che si mantengo indipendenti rispetto alla valutazione geriatrica. Il trattamento dai pazienti studio è stato lo schema R-CHOP o i suoi analoghi, prescritto nel 66% dei casi, seguito da schemi a intensità intermedia utilizzati nel 18% dei casi. Analizzando le scelte terapeutiche è emersa la tendenza inattesa a prescrivere terapie con intento curativo anche in pazienti classificati come FRAIL per cui ci si sarebbe atteso un atteggiamento più prudente. I dati preliminari di sopravvivenza analizzati dopo 16 mesi (1 -36 mesi) di follow-up hanno consentito di documentare il ruolo prognostico della valutazione VGM, confermando l’ottima sopravvivenza per i pazienti FIT (OS a 2 anni pari a 76 %, 68 %, e 49 %, per paziente FIT , UNFIT e FRAIL). Combinando l’esito della VGM con la modalità di trattamento le maggiori differenze sono emerse a carico dei pazienti FRAIL; per i pazienti FRAIL sottoposti a palliazione la OS a 2 anni è risultata nettamente inferiore rispetto ai pazienti frail sottoposti a trattamento curativo, ma i dati migliori si sono registrati per i casi trattati con schemi di intensità intermedio (20 % vs 58% vs 83%, p-value<0,001). In conclusione, dai dati preliminari dello studio è stato possibile osservare come l’utilizzo della VGM consenta di aggiungere dettagli importanti alla caratterizzazione del paziente anziano con DLBCL.
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