Riassunto analitico
L'accesso alla Funzione pubblica si è per lungo tempo affermato, nel nostro ordinamento, come un diritto riservato ai soli cittadini nazionali. l'avvento della comunità europea, l'apertura dei confini ed il riconoscimento di diritti a stranieri, diritti previsti in un primo momento per i soli cittadini, ha fatto si che un'esclusione del genere fosse vista come non attuale ed anche discriminatoria in vista delle diverse normative europee. proprio per questi motivi diversi giudici ordinari si sono soffermati sull'inadeguatezza dell'attuale quadro normativo proponendo una molto più ragionevole interpretazione costituzionalmente orientata delle normative. tutto ciò si traduce in una tendenza, affermatasi recentemente, secondo la quale il requisito della cittadinanza per l'accesso al pubblico impiego dovrebbe essere superato: conseguenza di una normativa europea che sempre di più tutela lo straniero non comunitario; le numerose sentenze dei giudici nazionali che sottolineano come un siffatto trattamento debba intendersi quale discriminatorio; e l'interpretazione costituzionalmente orientata, per la quale l'art. 51 cost. non avrebbe una funzione protezionistica, quanto piuttosto di garanzia, non potendo quindi affermarsi che la norma di riferimento impedisca l'accesso ai non comunitari. il quadro normativo suggerisce una riforma, frutto di un intervento legislativo che metta fine alla lacuna, chiaro e preciso che indichi i posti e le funzioni accessibili ai non comunitari.
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