Riassunto analitico
I diritti umani sono da sempre un argomento molto dibattuto. Esistono due correnti di pensiero: la prima, considera i diritti in una veste positiva cioè nati per tutelare categorie di soggetti in difficoltà; la seconda, li considera di duplice valenza ovvero possono essere utilizzati sia nella forma positiva che negativa. Con la guerra in Kosovo si evidenzia il possibile carattere ambivalente dei diritti umani e la loro utilizzazione strumentale per altri fini. La guerra in Kosovo rappresenta , allo stesso tempo, la fine della vecchia concezione di guerra e da inizio al nuovo metodo di approccio ai conflitti e non solo: è l'input per la creazione di una giustizia internazionale. Grazie a tale conflitto viene creato il Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia. Il Tribunale nasce durante il conflitto e ha il compito di indagare e , se ritenuto opportuno, incriminare tutti i soggetti responsabili di crimini di guerra. Questo fatto è molto importante perché per la prima volta tutti, senza distinzione, possono essere accusati e processati. Un esempio è l'incriminazione di Milosevic, capo del governo serbo, per crimini di guerra. Durante il conflitto si è visto essere coinvolti non solo i singoli Stati, ma anche organizzazioni internazionali come l'Onu e la Nato. Queste hanno avuto un ruolo fondamentale nel porre fine al conflitto, ma sono state anche fortemente criticate per il loro metodo e per il loro intervento post conflitto. Questo intervento fu giustificato come necessario perché aveva lo scopo di porre fine in maniera rapida alla violazione dei diritti umani presente all'interno del territorio Kosovaro. Proprio partendo dal caso concreto è possibile trattare il dilemma della guerra. Essa ha assunto nelle varie epoche storiche diversi significati. Inizialmente guerra era sinonimo di conquista, col passare del tempo il significato di guerra è venuto a coincidere con l'idea di tutela. Infatti si è parlato di guerra giusta come mezzo di protezione e salvaguardia dei diritti umani che in alcuni paese venivano calpestati. Proprio su tale argomento molti studiosi e filosofi hanno dato il loro contributo attraverso diverse opere. La guerra in Kosovo, una volta conclusa, ha continuato ad avere grosse conseguenze. La situazione era assai critica. Sono stati necessari interventi in tutti gli ambiti: politico, economico, sociale. Con la risoluzione 1244 si è creato un piano d'azione in modo da permettere la ripresa. In questo progetto hanno partecipato l'Onu, la Nato e l'Unione Europea. Questa Risoluzione aveva una "scadenza" di circa 12 mesi, al termine del quale il Kosovo avrebbe dovuto autogestirsi. Con la fine del conflitto, si andò a creare una situazione di forte disagio. Ci furono molti atti violenti causati dal sentimento di vendetta degli albanesi nei confronti dei serbi. Questo fece alzare un grido di indignazione e una forte critica nei confronti delle Organizzazioni internazionali per il loro operato ritenuto non imparziale e dello stesso Tribunale penale internazionale. Durante la guerra venne attuato un vero e proprio piano di distruzione dell'etnia albanese per mano dei serbi attraverso lo stupro di donne. Questo fatto non venne mai affrontato da nessuno, anzi si cercò di non dare peso a questo. Purtroppo pochi sanno le pessime condizioni in cui hanno vissuto e vivono tuttora le donne vittime di tale depravazione. Infatti le donne vittime di stupro vengono emarginate dalla società e addirittura dalle stesse famiglie. A partire da questo triste fatto si è cercato di dare un volto nuovo alle modalità di tutela dei diritti che si è rivelata, fino a questo momento, debole e inefficace. La volontà e i mezzi per un cambiamento radicale ci sono, ma ancora non si è pronti a metterla in pratica completamente.
|