Riassunto analitico
Obiettivi: Analizzare il fenomeno del revolving door in un reparto psichiatrico per acuti nell'arco di tempo di 5 anni al fine di evidenziare le variabili demografiche, cliniche e sociali correlate a questo fenomeno. Metodi: In modo retrospettivo, abbiamo selezionato tutti i pazienti che, dall'1/1/2009 al 31/12/2013, avevano effettuato 3 o più ricoveri nell’arco di un anno solare nel reparto di SPDC dell’Az-USL di Modena (c/o NOCSAE di Baggiovara). Dalle cartelle cliniche di questo campione sono state estrapolate alcune variabili demografiche, cliniche, assistenziali, relazionali e socio-economiche potenzialmente predittive del fenomeno revolving door. Una volta raccolti i dati, questi sono stati analizzati mediante statistiche descrittive, test del chi2, analisi della sopravvivenza (modello a rischi proporzionali shared frailty di Cox) e tramite la regressione lineare multipla. Risultati: Abbiamo individuato n=105 pazienti, 47 donne e 58 uomini, con un’età media di anni 40,25, senza alcuna differenza statisticamente significativa tra le donne e gli uomini e quasi tutti di nazionalità italiana. Nel periodo di tempo considerato, il campione in esame ha effettuato in totale 778 ricoveri: 7,5 ricoveri in media per paziente, della durata media di giorni 12,23. Il tempo di ricorrenza tra un ricovero e l’altro è stato in media di giorni 64,29 e la motivazione di ricovero più frequente è stato lo “scompenso psicopatologico”. Per quanto riguarda la diagnosi psichiatrica (secondo ICD-9-CM) di dimissione dai ricoveri revolving door, abbiamo evidenziato che la più frequente era quella relativa allo spettro schizofrenico, seguita dalla categoria dei disturbi di personalità. Associata a questa, come seconda diagnosi psichiatrica, abbiamo riscontrato più frequentemente quella di uso patologico di sostanze seguita da quella di disturbo di personalità. Confrontando uomini e donne del nostro campione abbiamo evidenziato che i pazienti di sesso maschile, rispetto alle donne: erano ricoverati più frequentemente per “conflittualità relazionale”, “intossicazione/astinenza” ed “emergenze sociali”; venivano dimessi più frequentemente con una diagnosi di “episodio maniacale in disturbo bipolare”; erano più spesso affetti da “comorbilità organiche”; presentavano una “compliance terapeutica” più scarsa; vivevano in “condizioni socio-economiche” più gravi e abitavano più spesso da “soli” o erano “senza fissa dimora”. Nel nostro modello di analisi di sopravvivenza sono apparse correlate in modo statisticamente significativo alla ricorrenza dei ricoveri le seguenti variabili: “essere pensionato”; “II Diagnosi psichiatrica di dimissione: episodio maniacale in disturbo bipolare”; “Comportamenti aggressivi durante il ricovero: gravi”; “Regime di ricovero: TSO”; “Presa in carico congiunta da parte di CSM+SDP”; “anno di termine del periodo di follow-up”; “Percorsi riabilitativi c/o CSM e servizio sociale”. Questi stessi risultati sono stati confermati dall’analisi della regressione lineare multipla. Conclusioni: Dalla nostra indagine emerge che il fenomeno revolving door all’interno del reparto di SPDC-Modena Centro ha coinvolto un gruppo di pazienti affetti da patologie maggiori, quali psicosi schizofreniche e disturbi bipolari, con alterazioni gravi del comportamento quali aggressività e frequenti abusi di sostanze, che hanno richiesto ricoveri in TSO, prese in carico congiunte da parte di più servizi e programmi terapeutici e riabilitativi complessi non essendo in grado questi pazienti di svolgere un’attività lavorativa. Anche le variabili sociali sono apparse importanti nel nostro studio, in particolare per i pazienti di sesso maschile, che, più delle donne, vivevano da single, spesso ai margini della società.
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