Riassunto analitico
Il presente elaborato propone un'indagine sulle misure premiali penali del nuovo Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza in attuazione del Decreto legislativo n.14 del 12 gennaio 2019, interrogandosi sulla loro conformità agli strumenti di giustizia riparativa del nostro sistema penale. La prima parte della ricerca è dedicata all'analisi dell'evoluzione in chiave riparativa e mediativa del sistema penale italiano, contestuale al superamento di una concezione retributiva della pena, con particolare riferimento al diritto penale economico. L’affermazione nel nostro ordinamento di mezzi e tecniche propri della giustizia ripartiva, in particolare della mediazione penale, deriva dalla necessità sempre maggiore di cercare modelli alternativi di giustizia, utili a superare la perdita di credibilità e di efficacia del sistema penale, così come il generalizzato sentimento di insicurezza individuale e collettivo. La giustizia riparativa non nasce da una pretesa punitiva e obbligatoria dello Stato, ma dal libero consenso delle parti, e soprattutto non impone nessuna soluzione autoritaria. Si passa poi ad esaminare nello specifico il diritto fallimentare, dall’originario quadro normativo al nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, entrato definitivamente in vigore il 15 luglio 2022. Discostandosi dalla normativa fallimentare del 1942, fortemente sanzionatoria e afflittiva, e con un forte carattere repressivo, nel nuovo Codice prevale l’idea che si debba cercare di salvaguardare il valore residuo dell’azienda, anziché disperderlo in prospettiva liquidatoria, consentendo al tempo stesso all’imprenditore di rimettersi in gioco e di cogliere eventuali ulteriori chances anche e proprio in virtù della negativa esperienza fatta. Il settore normativo di gran lunga più importante e caratterizzante della riforma concorsuale è senza dubbio quello attinente alle procedure stragiudiziali di composizione della crisi, volte a favorire l’emersione anticipata della crisi e le conseguenti negoziazioni fra debitore e creditori, con il dichiarato scopo di evitare che, come avvenuto troppe volte, la situazione di crisi dell’impresa venga affrontata troppo tardi, così degenerando in una situazione di insolvenza irreversibile. Un’ulteriore novità prevista dal Codice della crisi era la previsione di misure premiali di favore a beneficio di tutti gli imprenditori, al fine di incentivare il debitore all’attivazione della composizione negoziata nell’ottica di prevenzione della crisi e risoluzione della stessa. Ci si sofferma in particolare nell’analisi delle misure di natura penale: un’ipotesi non punibilità e una circostanza attenuante ad effetto speciale. Se il principale obiettivo della riforma sul piano civilistico è l’anticipo del momento di emersione della crisi per gestirla al meglio, le misure premiali rappresentavano gli strumenti che il diritto penale offriva per indurre gli imprenditori a dare seguito in concreto a tale scopo. Numerose sono state le critiche da parte della dottrina a tali istituti premiali, in quanto privi di componenti soggettivistiche e di aspetti personali del ravvedimento. Le misure sono state di fatti definitivamente abrogate con l’entrata in vigore del D.Lgs. n.14/2019, così come modificato dal D.L. n. 83/2022. Tuttavia, nuove proposte stanno per essere elaborata dalla Commissione Bricchetti incaricata della revisione dei reati fallimentari, maggiormente attente alle esigenze di giustizia riparativa del sistema penale: in particolare ci sofferma sulla rilevanza data dal legislatore, ai fini della non punibilità di condotte di bancarotta, alle condotte riparatorie poste in essere prima dell’apertura delle procedure concorsuali e all’esiguità penale del fatto tale da ritenere non necessaria l’adozione di una reazione penale.
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