Riassunto analitico
Nella mia tesi analizzo la definizione di rifugiato rilevante per il diritto internazionale. Il punto di partenza nonché centro nevralgico di tutto lo svolgimento della trattazione è rappresentato dalla Convenzione sullo Statuto dei Rifugiati adottata a Ginevra il 28 luglio del 1951, la quale è considerata da tutti pietra miliare e fondamento del diritto internazionale sui rifugiati, in quanto primo documento sovranazionale a contenere una definizione generale del concetto di rifugiato. Nella parte iniziale lo studio si occupa di esaminare le origini della Convenzione, ovvero il processo storico mediante il quale si giunge alla sua ratifica, i lavori preparatori ed i soggetti coinvolti; vengono analizzate le caratteristiche generali, i suoi obbiettivi e la definizione originaria di rifugiato, ancora contraddistinta da limiti applicativi sia geografici che temporali. Limitazioni che vengono poi eliminate con l’entrata in vigore del Protocollo addizionale di New York, stipulato il 31 gennaio 1969 proprio con l’obbiettivo di rendere “universale” la definizione. Successivamente l’analisi si concentra in modo dettagliato sull'articolo 1 (A) comma 2 il quale affermando che, ai fini della Convenzione si intende rifugiato, “colui che, a seguito di avvenimenti verificatisi anteriormente al 1° gennaio 1951, temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese, di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese”, detta i caratteri essenziali della definizione. Partendo dalla lettera dell’articolo, giunti a questo punto, vengono analizzati separatamente e in modo dettagliato i singoli concetti fondamentali che compongono la definizione generale di rifugiato. Tale attività ermeneutica viene svolta facendo anche riferimento alle pronunce in materia dei più importanti tribunali nazionali, all’analisi delle legislazioni particolari, nonché analizzando gli studi della dottrina più rilevante, tra cui spiccano nomi illustri come Hathaway e Zimmermann. Il primo concetto trattato è quello del “fondato timore”, studiato nel suo contenuto – in particolare il riconoscimento della sua natura bipartita ma anche le critiche sollevate nei confronti di tale impostazione da una parte della dottrina – e nei metodi tramite i quali accettarne l’effettiva presenza nel caso concreto – soprattutto in situazioni particolari. In seguito viene osservato il concetto di “persecuzione” rilevante ai fini del riconoscimento della protezione internazionale; in particolare la sua natura orientata verso i diritti umani fondamentali, le varie tipologie nelle quali l’atto persecutorio può prendere forma, i diversi soggetti che possono porla in essere e per ultimo il concetto di “protezione” intesa come caratteristica negativa necessaria per la sua realizzazione. Nel quarto capitolo vengono analizzati i motivi tassativi in presenza dei quali l’atto dannoso assume la caratteristica di persecuzione rilevante in base alla Convenzione sui rifugiati. Vengono approfonditi singolarmente le nozioni di: razza, religione, appartenenza ad un particolare gruppo sociale, nazionalità ed opinione politica. Per concludere, nell'ultimo capitolo, la definizione della Convenzione del 1951 verrà posta a confronto con definizioni sviluppate dal diritto internazionale pattizio successivo: in particolare vengono esaminate le definizioni comprese nella Convenzione dell’Organizzazione dell’Unità africana (OUA) sul problema dei rifugiati, del 1969 e nella Dichiarazione di Cartagena del 1984.
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