Riassunto analitico
L’epatite cronica da virus C è una delle più importanti cause di epatopatia cronica evolutiva (cirrosi epatica ed HCC) a livello mondiale. Nei pazienti con epatite cronica attiva o cirrosi compensata, la terapia antivirale è indicata, con lo scopo di ottenere una eradicazione del virus e di conseguenza ridurre l’incidenza delle complicanze legate all’infezione. Di conseguenza, il paziente con epatite cronica C è un importante utilizzatore di risorse sanitarie. Per un lungo periodo di tempo la terapia antivirale ha adottato uno schema standard, basato sull’utilizzo di interferone peghilato e ribavirina per 48 settimane in pazienti con HCV di genotipo 1 e 4 e per 24 settimane in pazienti con HCV di genotipo 2 e 3; tale terapia è in grado di ottenere tassi di risposte virologiche sostenute (SVR, ossia HCV RNA negativo a 6 mesi dalla fine del trattamento) del 40-50% circa nel primo caso e di 80% circa nel secondo caso; l’introduzione di nuovi farmaci direttamente attivi contro il virus (boceprevir e telaprevir) a partire dal 2011 ha migliorato le percentuali di risposta, al prezzo però di gravi effetti collaterali. Il momento attuale è caratterizzato da ulteriori cambiamenti nelle strategie del trattamento, grazie all’introduzione di nuovi farmaci direttamente attivi sul virus, con ampio spettro genotipico, buona barriera contro le resistenze ed effetti collaterali molto ridotti (sofosbuvir, simeprevir, daclatasvir e altri) che possono teoricamente essere anche utilizzabili in regimi terapeutici privi di interferone, con ulteriore riduzione degli effetti collaterali. Questi farmaci sono però disponibili solo a costi elevatissimi. Altre strategie sono mirate ad ottimizzare il trattamento con i farmaci già esistenti. Un modo è la cosiddetta “response-guided therapy” che valuta l’andamento dell’HCV RNA ematico all’inizio e in corso di terapia, e in base alla risposta al trattamento calibra la durata. Il trattamento antivirale può essere guidato dalle risposte in corso di trattamento [la RVR (Rapid Virological Response, ossia la negativizzazione di HCV RNA dopo 4 settimane di terapia) e la EVR (Early Virological Response, ossia la negativizzazione di HCV RNA dopo 12 settimane di terapia)]. Il nostro studio valuta l’efficacia di un regime terapeutico standard accorciato in pazienti con infezione da HCV di genotipo “favorevole”, 2 e 3, con lo scopo di identificare i migliori fattori predittivi in grado di guidare in modo sicuro le scelte terapeutiche. Tale strategia consente di ridurre l’utilizzo di risorse senza inficiare la efficacia della terapia, rendendole disponibili per far fronte all’utilizzo dei nuovi farmaci nei pazienti più difficili da trattare. Lo studio è eseguito su pazienti ambulatoriali “real-life”.
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