Riassunto analitico
Il legame tra madre e bambino ha un’importanza tale da aver portato il legislatore a prevederne una tutela anche nel contesto carcerario. Tra i primi interventi ritroviamo l’art. 43 del regolamento per gli istituti di prevenzione e di pena approvato con R.D n.787 del 1931 che consentiva alle detenute autorizzate, di tenere con sé i propri figli di età inferiore ai due anni e la legge 26 luglio 1975, n. 354; quest’ultima al nono comma dell’art.11 consente alle madri di tenere presso di sé i figli fino al compimento del terzo anno di età e l’istituzione di appositi asili nido per assicurare ai bambini l’assistenza e le cure necessarie. Tale articolo, infine, trova un’ulteriore puntualizzazione nell’art. 18 del suo reg. esec. approvato con DPR 431 del 1976 . Questo secondo capitolo, inoltre, ripercorre tutta la normativa relativa alle detenute madri fino ad arrivare alle novità introdotte dalla legge 21 aprile 2011 n.62, dopo l'esperienza dell'ICAM milanese, tra cui gli istituti a custodia attenuata per le detenute madri (ICAM) attivi solamente a Milano San Vittore, Venezia Giudecca, Cagliari e Torino Lorusso e Cutugno. Nel primo capitolo ho ritenuto doveroso soffermarmi sulle ripercussioni che l’esperienza carceraria provoca sul bambino e sulla figura materna. Molti sono concordi nel sostenere che il legame con la figura materna condizioni in maniera significativa lo sviluppo della personalità del figlio. Infatti, nel primo periodo il legame madre-bambino è talmente forte che vi è l’esigenza di preservarlo. Mahler, psicoanalista statunitense, individua questo stretto rapporto nei primi trenta mesi del bambino, poiché si viene a creare la fase simbiotica caratterizzata da una dipendenza assoluta, totale ed esclusiva con la madre. Anche Winnicott, pediatra e psicoanalista inglese, sottolinea la presenza di uno stato simbiotico e di assoluta dipendenza tra la coppia madre-bambino nei suoi primi mesi; si noti, inoltre, come quella con la madre rappresenti la primissima relazione del piccolo con un’altra persona. Di notevole importanza è stata la teoria dell’attaccamento di Bowlby il quale ha voluto evidenziare da un lato come lo sviluppo del bambino sia notevolmente condizionato dal modo in cui è accudito dai genitori, soprattutto dalla madre, e dall’altro la relazione tra lo sviluppo degli affetti e le condizioni ambientali. Tra i comportamenti dell’attaccamento individua: il pianto, l’aggrapparsi alla madre e il sorridere. Tra gli effetti negativi che l’ambiente carcerario provoca nel bambino ritroviamo difficoltà relative al ritmo sonno/veglia che si rivela difficoltoso o discontinuo in molti di loro, problemi nell’alimentazione, un’incidenza sullo sviluppo del linguaggio preferendo la comunicazione gestuale a quella verbale. Per quanto concerne, invece, la condizione emotiva della figura materna, viene rilevato come quest’ultima viva in uno stato di ansia e angoscia perenne dovuto soprattutto alla preoccupazione per la famiglia e per i figli. All’interno del capitolo viene trattata anche l’importanza che la figura paterna riveste per il bambino, avendo su quest’ultimo una notevole incidenza nella sfera affettiva, relazionare e morale; questo provocherà notevoli conseguenze in caso di un suo allontanamento o perdita. Con il terzo capitolo ho posto l’attenzione sull’importante ruolo rivestito dalle associazioni che sostengono i bambini e le madri detenute e sugli interventi messi in atto da vari stati.
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