Riassunto analitico
Scopi: La MP è associata ad una compromissione sia nell’espressione che nel riconoscimento delle emozioni. Ancora scarsamente indagata è invece la relazione tra MP e capacità di elaborazione delle emozioni complesse (la cosiddetta abilità di Teoria della Mente affettiva, ToM). Lo scopo del presente lavoro consiste pertanto nel valutare, mediante l’impiego di strumenti di misura non canonici, se l’elaborazione delle emozioni di base e di quelle sociali sia compromessa nella MP e se essa sia associata all’esperienza emozionale soggettiva. Metodi: Abbiamo valutato la capacità di elaborazione emozionale di venti pazienti affetti da MP non dementi (13 uomini e 7 donne; età media = 70.6; scolarità media = 9.1) mediante la somministrazione di: a) due batterie (visiva ed uditiva) per il riconoscimento di cinque emozioni di base (disgusto, paura, rabbia, tristezza, felicità) attraverso l’espressione facciale e la prosodia emozionale; b) due test per la valutazione dell’abilità di ToM affettiva, ovvero il test di Attribuzione degli stati mentali dallo Sguardo ed una versione modificata del test di Attribuzione degli stati mentali dalla Voce; infine c) tre questionari di valutazione dell’esperienza soggettiva delle emozioni (paura, rabbia, disgusto). Per ciascuna abilità emotiva le performance esibite dai pazienti sono state confrontate con gruppi di controlli sani non affetti da disturbi neurologici, depressivi ed ossessivo-compulsivi, comparabili per età, sesso e scolarità al gruppo dei pazienti. I tre gruppi di controllo erano rispettivamente costituiti da a) 40, b) 20 e c) 18 soggetti. Risultati: Confrontati con i controlli, i pazienti non hanno mostrato prestazioni differenti nelle due batterie di riconoscimento. Considerando l’abilità di riconoscimento delle singole emozioni, i pazienti hanno esibito performance peggiori nel riconoscimento dell’espressione facciale del disgusto (U=277.50; p=0.019) e della felicità (U=360; p=0.046) e nel riconoscimento dell’espressione della rabbia attraverso la prosodia (U=264; p=0.018). Riguardo all’abilità di ToM affettiva, i pazienti hanno presentato una significativa compromissione dell’abilità di ToM sia nel Test di Attribuzione degli stati mentali dallo Sguardo (U=57.50; p<0.001) sia nel Test di Attribuzione degli stati mentali dalla Voce (U=53.50; p<0.001). Nella versione del Test di Attribuzione degli stati mentali dalla Voce da noi impiegata, in cui ai soggetti veniva richiesto di attribuire uno stato affettivo al parlante eliminando il fattore di distrazione legato al contenuto semantico della frase pronunciata, i pazienti non hanno mostrato una maggiore tendenza a commettere errori semantici rispetto ai controlli sani. Le prestazioni nelle due prove di ToM apparivano positivamente correlate soltanto nel gruppo dei pazienti (r=0.48) e non nel gruppo dei controlli. Non è stata rinvenuta alcuna differenza statisticamente significativa nell’esperienza soggettiva delle emozioni nel gruppo dei pazienti e dei controlli, i quali però differivano in maniera significativa nell’età. Conclusioni: La capacità di decodifica delle emozioni soprattutto di quelle sociali risulta compromessa nella MP; l’alterazione dell’abilità affettiva di ToM sembra presentarsi indipendentemente dalla severità di malattia e da deficit di natura cognitiva, rappresentando un sintomo non motorio a sé stante. Le strutture coinvolte nei circuiti dopaminergici mesolimbici potrebbero dunque essere precocemente danneggiate nel decorso della malattia. Riteniamo che la costruzione di nuovi metodi per la valutazione dell’abilità di ToM sia importante per poter identificare sia in fase diagnostica che nel decorso della MP i pazienti che mostrano una compromissione di tale abilità. (AA)
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Abstract
Scopi: La MP è associata ad una compromissione sia nell’espressione che nel riconoscimento delle emozioni. Ancora scarsamente indagata è invece la relazione tra MP e capacità di elaborazione delle emozioni complesse (la cosiddetta abilità di Teoria della Mente affettiva, ToM). Lo scopo del presente lavoro consiste pertanto nel valutare, mediante l’impiego di strumenti di misura non canonici, se l’elaborazione delle emozioni di base e di quelle sociali sia compromessa nella MP e se essa sia associata all’esperienza emozionale soggettiva.
Metodi: Abbiamo valutato la capacità di elaborazione emozionale di venti pazienti affetti da MP non dementi (13 uomini e 7 donne; età media = 70.6; scolarità media = 9.1) mediante la somministrazione di: a) due batterie (visiva ed uditiva) per il riconoscimento di cinque emozioni di base (disgusto, paura, rabbia, tristezza, felicità) attraverso l’espressione facciale e la prosodia emozionale; b) due test per la valutazione dell’abilità di ToM affettiva, ovvero il test di Attribuzione degli stati mentali dallo Sguardo ed una versione modificata del test di Attribuzione degli stati mentali dalla Voce; infine c) tre questionari di valutazione dell’esperienza soggettiva delle emozioni (paura, rabbia, disgusto). Per ciascuna abilità emotiva le performance esibite dai pazienti sono state confrontate con gruppi di controlli sani non affetti da disturbi neurologici, depressivi ed ossessivo-compulsivi, comparabili per età, sesso e scolarità al gruppo dei pazienti. I tre gruppi di controllo erano rispettivamente costituiti da a) 40, b) 20 e c) 18 soggetti.
Risultati: Confrontati con i controlli, i pazienti non hanno mostrato prestazioni differenti nelle due batterie di riconoscimento. Considerando l’abilità di riconoscimento delle singole emozioni, i pazienti hanno esibito performance peggiori nel riconoscimento dell’espressione facciale del disgusto (U=277.50; p=0.019) e della felicità (U=360; p=0.046) e nel riconoscimento dell’espressione della rabbia attraverso la prosodia (U=264; p=0.018). Riguardo all’abilità di ToM affettiva, i pazienti hanno presentato una significativa compromissione dell’abilità di ToM sia nel Test di Attribuzione degli stati mentali dallo Sguardo (U=57.50; p<0.001) sia nel Test di Attribuzione degli stati mentali dalla Voce (U=53.50; p<0.001). Nella versione del Test di Attribuzione degli stati mentali dalla Voce da noi impiegata, in cui ai soggetti veniva richiesto di attribuire uno stato affettivo al parlante eliminando il fattore di distrazione legato al contenuto semantico della frase pronunciata, i pazienti non hanno mostrato una maggiore tendenza a commettere errori semantici rispetto ai controlli sani. Le prestazioni nelle due prove di ToM apparivano positivamente correlate soltanto nel gruppo dei pazienti (r=0.48) e non nel gruppo dei controlli. Non è stata rinvenuta alcuna differenza statisticamente significativa nell’esperienza soggettiva delle emozioni nel gruppo dei pazienti e dei controlli, i quali però differivano in maniera significativa nell’età.
Conclusioni: La capacità di decodifica delle emozioni soprattutto di quelle sociali risulta compromessa nella MP; l’alterazione dell’abilità affettiva di ToM sembra presentarsi indipendentemente dalla severità di malattia e da deficit di natura cognitiva, rappresentando un sintomo non motorio a sé stante. Le strutture coinvolte nei circuiti dopaminergici mesolimbici potrebbero dunque essere precocemente danneggiate nel decorso della malattia. Riteniamo che la costruzione di nuovi metodi per la valutazione dell’abilità di ToM sia importante per poter identificare sia in fase diagnostica che nel decorso della MP i pazienti che mostrano una compromissione di tale abilità.
(AA)
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