Riassunto analitico
Questo lavoro si basa sull’indagine di vari aspetti del settore culturale attraverso un’ottica giuridica ed economica. Il patrimonio culturale è quell’insieme di elementi che testimoniano la cultura del territorio e definiscono l’identità nazionale, e in quanto tali devono essere tutelati e valorizzati. Questo diritto è sancito dalla Costituzione, che stabilisce tra i suoi principi fondamentali la missione della Repubblica di tutelare il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Attualmente l'Italia gode di un grande primato, detenendo il maggior numero di siti inclusi nella lista dei patrimoni dell'umanità riconosciuti dall’UNESCO: 58 su 1154. Questa supremazia italiana implica però la responsabilità da parte delle autorità e dei cittadini di conservare questi beni e di riuscire a gestirli attraverso tecniche innovative. Per raggiungere gli obiettivi, lo Stato e gli altri enti pubblici devono collaborare tra loro e coi soggetti privati, trovando un equilibrio ed una adeguata distribuzione di ruoli e funzioni. L’elaborato è diviso in due parti. La prima propone una sintesi delle norme più significative che hanno caratterizzato il settore dei beni artistici e culturali a partire dal periodo precedente all’unificazione, fino ad oggi. Si vuole inoltre mettere in luce la presa di coscienza, nel tempo, dell’esistenza di un patrimonio inestimabile e della conseguente necessità di tutelarlo e valorizzarlo, alla luce dei cambiamenti economici, politici e sociali avvenuti in Italia a seguito dei conflitti mondiali. Lo studio si estende poi all’analisi della normativa dei beni culturali, esplorandone le nozioni, tipologie ed eccezioni, richiamando parti specifiche del Codice dei beni culturali. La prima sezione si conclude con la descrizione dettagliata degli organismi adibiti alla tutela, gestione e valorizzazione dei beni culturali e le loro competenze, utilizzando il criterio direttivo che la Costituzione post-riforma impone. La seconda parte dell’elaborato tratta il tema del rapporto tra i settori pubblico e privato nella gestione del patrimonio culturale italiano. L’analisi tocca due tematiche considerate problematiche nel panorama attuale. La prima riguarda i servizi per il pubblico negli istituti e luoghi della cultura, attività gestite direttamente o indirettamente dagli enti territoriali minori. L’inquadramento giuridico viene osservato facendo un parallelismo tra il Codice dei beni culturali e il Testo Unico degli enti locali. In seguito, vengono esplorate le disfunzioni e le difficoltà relative al rapporto pubblico-privato a cui l’ordinamento non è ancora riuscito a dare delle soluzioni adeguate, proponendo poi delle possibili modalità per ottenerle. La seconda tematica affrontata nella seconda parte è il contributo economico-finanziario che i privati forniscono allo Stato per coadiuvare e sostenere le amministrazioni pubbliche nello svolgimento delle attività di tutela e valorizzazione del patrimonio. L’analisi svolta, seguendo il tracciato storico che non può essere messo da parte quando si parla di beni culturali, mira ad analizzare le principali problematiche attuali che la normativa, nonostante i ripetuti aggiornamenti, non è stata in grado di risolvere, e di proporre delle soluzioni affinché il patrimonio culturale italiano possa godere di una sempre più ampia fruizione e di un costante aggiornamento delle tecniche di gestione. Per fare questo, l’apporto dei soggetti privati è essenziale: ma come può essere gestito il rapporto pubblico-privato se la normativa non è chiara? Come si può parlare di “autofinanziamento” del settore culturale, se negli ultimi anni si sono manifestate frequenti crisi di risorse? Il lavoro svolto aspira ad elaborare una serie di concetti per fornire delle risposte a queste domande
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