Riassunto analitico
La teoria del reato ha il compito di selezionare fatti tipici, pericolosi o dannosi per i consociati, che, se considerati antigiuridici e attribuibili ad un soggetto che risulta per questi personalmente responsabile, possono essere assoggettati ad una congrua pena stabilita dalle norme penali.
La realtà fenomenica che viene sottoposta al vaglio dell’interprete, però, di rado è lineare da consentire una pacifica sussunzione del fatto all’interno di una singola fattispecie penale. Più spesso, infatti, gli operatori del diritto si trovano di fronte a situazioni più complesse, dovendo per esempio giudicare la condotta di un soggetto reo di aver cagionato la morte di un altro soggetto a seguito di incidente stradale, dovuto alla violazione di norme del codice della strada, relative ai livelli di sostanze alcoliche e/o stupefacenti nel sangue. Esempi paradigmatici come questo evidenziano le questioni principali in tema di unità o pluralità di reati, in particolare la determinazione della norma – o delle norme – penale da applicare al caso concreto, del numero di condotte tipiche realizzate e di offese tramite esse realizzate, ed infine dell’adeguato trattamento sanzionatorio da irrogare al reo.
Una complessa problematica che interessa tanto legislazione e dottrina, quanto la giurisprudenza. Quest’ultima, infatti, chiamata ad affrontare quotidianamente dubbi circa l’unità o pluralità di fatti tipici, o circa la possibile messa in continuazione o meno tra diverse condotte penalmente rilevanti, necessita di istituti, nozioni e norme coerenti e di agevole interpretazione. Aspettativa che il sistema penale non è sempre stato in grado di soddisfare.
Il seguente elaborato di tesi ha come oggetto proprio l’analisi di questa problematica, che coinvolge principalmente istituti quali il concorso apparente di norme, il concorso di reati – nelle sue diverse declinazioni di concorso formale e materiale – ed il fenomeno di reato continuato.
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Abstract
La teoria del reato ha il compito di selezionare fatti tipici, pericolosi o dannosi per i consociati, che, se considerati antigiuridici e attribuibili ad un soggetto che risulta per questi personalmente responsabile, possono essere assoggettati ad una congrua pena stabilita dalle norme penali.
La realtà fenomenica che viene sottoposta al vaglio dell’interprete, però, di rado è lineare da consentire una pacifica sussunzione del fatto all’interno di una singola fattispecie penale.
Più spesso, infatti, gli operatori del diritto si trovano di fronte a situazioni più complesse, dovendo per esempio giudicare la condotta di un soggetto reo di aver cagionato la morte di un altro soggetto a seguito di incidente stradale, dovuto alla violazione di norme del codice della strada, relative ai livelli di sostanze alcoliche e/o stupefacenti nel sangue.
Esempi paradigmatici come questo evidenziano le questioni principali in tema di unità o pluralità di reati, in particolare la determinazione della norma – o delle norme – penale da applicare al caso concreto, del numero di condotte tipiche realizzate e di offese tramite esse realizzate, ed infine dell’adeguato trattamento sanzionatorio da irrogare al reo.
Una complessa problematica che interessa tanto legislazione e dottrina, quanto la giurisprudenza. Quest’ultima, infatti, chiamata ad affrontare quotidianamente dubbi circa l’unità o pluralità di fatti tipici, o circa la possibile messa in continuazione o meno tra diverse condotte penalmente rilevanti, necessita di istituti, nozioni e norme coerenti e di agevole interpretazione. Aspettativa che il sistema penale non è sempre stato in grado di soddisfare.
Il seguente elaborato di tesi ha come oggetto proprio l’analisi di questa problematica, che coinvolge principalmente istituti quali il concorso apparente di norme, il concorso di reati – nelle sue diverse declinazioni di concorso formale e materiale – ed il fenomeno di reato continuato.
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