Riassunto analitico
Il presente elaborato si pone l'obiettivo di analizzare la normativa in materia di controlled foreign companies (CFC) vigente in Italia, a partire dalla sua introduzione nel 2000 fino ad arrivare, passando per le numerose e rilevanti modifiche che l'hanno interessata nel corso degli anni, alla sua versione aggiornata, da ultimo modificata dalla legge di stabilità 2016. Prima di addentrarsi nell'analisi dei vari punti fondamentali che caratterizzano la disciplina in questione, sarà sottoposta ad una rapida disamina la nascita, avvenuta negli Stati Uniti nel 1962, della prima normativa CFC al mondo e la sua successiva, e fortunata, diffusione in diversi Paesi. La normativa sulle controllate estere, alla cui analisi non si può non affiancare una breve panoramica sui temi dell'elusione fiscale e dell'abuso del diritto, entrambi recentemente modificati dal d.lgs. n. 128 del 2015 (che ha abrogato il vecchio art. 37-bis del d.p.r. n. 600 del 1973, aggiungendo allo Statuto dei diritti del contribuente il nuovo art. 10-bis dal titolo “Disciplina dell'abuso del diritto o elusione fiscale”), si applica ai soggetti residenti in Italia che posseggono partecipazioni di controllo in società o in altri enti collocati in Paesi o territori dotati di un regime fiscale di tipo privilegiato. Ci si soffermerà, dunque, sui soggetti a cui si applica la disciplina in questione, sulla nozione di controllo e di collegamento, sulle modalità scelte dal legislatore per individuare, sia oggi che in passato, i Paesi o i territori da considerare a regime fiscale privilegiato e, infine, si analizzeranno le cause per cui il contribuente residente può chiedere, tramite apposita procedura di interpello preventivo rivolta all'Amministrazione finanziaria, che la disciplina CFC sia disapplicata. Da ultimo, si affronteranno i problemi di compatibilità della normativa in analisi con le disposizioni del diritto comunitario, in particolare con la libertà di stabilimento, e del diritto internazionale, in particolare con alcune disposizioni contenute nel Modello OCSE di Convenzione contro le doppie imposizioni.
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