Riassunto analitico
L’epilessia infantile è un comune disordine neurologico che può essere complicato dalla presenza di alterazioni neuro-comportamentali che includono disturbi cognitivi, psichiatrici e problemi sociali. La modalità di presentazione è molto variabile passando dall’assenza di problematiche a disturbi gravi. Se in passato si riteneva che il rischio di sviluppare questi disturbi fosse ricollegabile solo a fattori ambientali (mancato controllo delle crisi, stigmatizzazione sociale e tossicità farmacologica) attualmente, l’osservazione di fenotipi comportamentali diversi a fronte di caratteristiche di malattia simili, ha spinto a riconsiderare il possibile ruolo di alcuni polimorfismi genetici nel determinare gli effetti della malattia sul fenotipo comportamentale. Lo scopo del nostro studio è stato duplice: primariamente abbiamo valutato l’assetto neuro-cognitivo e comportamentale dei bambini con epilessia, secondariamente abbiamo valutato la presenza di polimorfismi di geni correlati al neuro-sviluppo e al comportamento. I polimorfismi sono stati studiati a partire da un campione di saliva prelevato da 36 pazienti con epilessia focale criptogenetica (19 Rolandica, 12 Temporale, 5 Disfasia Epilettica) di età compresa tra 5 e 12 anni. Tutti i soggetti sono stati sottoposti a questionari/test pratici per evidenziare eventuali alterazioni nella sfera emozionale-comportamentale (SDQ) e delle funzioni esecutive (BRIEF, CCTT, PEGBOARD); è stato inoltre indagato l’aspetto psicosociale con un’anamnesi mirata associata ad un questionario (PAT) e nei pazienti di età maggiore a 10 anni 6 mesi è stata valutata la resilienza. Altre variabili come tipo di terapia, età di insorgenza, controllo delle crisi sono state raccolte tramite un’anamnesi semi strutturata rivolta ai genitori. L’Epilessia esordisce più precocemente nei maschi che presentano maggiori difficoltà nelle funzioni esecutive rispetto alle femmine. I punteggi delle funzioni esecutive dirette sono influenzati dall’età con i pazienti più giovani che presentano performances peggiori nel CCTT, che richiede maggiore flessibilità mentale e attenzione e gli adolescenti che hanno maggiori problematiche nel Pegboard che richiede maggiore coinvolgimento dei circuiti dell’attenzione. Inoltre, minore è l’età, maggiore è il rischio di sviluppare DSA o LD (disturbi della sfera del linguaggio) insieme all’epilessia; i soggetti con DSA/LD mostrano performances peggiori nei parametri delle funzioni esecutive correlati con la corteccia frontale come WM, plan.org e metacognition. Infine, lo studio dell’effetto dei polimorfismi sulle funzioni esecutive e sui problemi emotivi-comportamentali ha evidenziato che i pazienti eterozigoti per il polimorfismo del BDNF val66met presentano punteggi peggiori rispetto alla popolazione generale. La presenza del genotipo eterozigote per COMT aumenta la suscettibilità ad alterazioni di alcune funzioni esecutive come working memory e monitor. Infine, per quanto concerne il gene MTHFR, le probabilità di sviluppare alterazioni neurocognitive è da 2 a 5 volte superiore per i pazienti eterozigoti. Lo scopo di questo studio era anche quello di capire quale fosse il momento adeguato per intervenire e prevenire outcomes negativi associati alla malattia. In questo senso, riteniamo che specifici fenotipi neuro-comportamentali, associati ad una serie di polimorfismi possano rappresentare biomarkers utili per individuare precocemente chi è più suscettibile allo sviluppo di problemi neuro-cognitivi, comportamentali e emotivi. L’utilizzo di un approccio multi-dimensionale che stressi, non solo l’importanza del cervello e del suo sviluppo comportamentale, ma anche la predisposizione genetica, potrebbe rappresentare uno strumento aggiuntivo nella stratificazione del rischio,fornendo le informazioni necessarie per guidare follow-up neuro-cognitivi efficaci nei pazienti epilettici.
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