Riassunto analitico
Il presente elaborato intende trattare l’istituto della sospensione del procedimento con messa alla prova, con particolare riguardo a quella che è stata la sua introduzione ed evoluzione. Massiccia attenzione è rivolta al D.p.r. 448/1988, che col suo contenuto affronta e rende noti i tratti salienti della disciplina in esame. La messa alla prova costituisce per il minore autore di reato una vera e propria possibilità di poter dimostrare – con volontà e partecipazione – di essere in grado di fare rientro ai binari della legalità. La disamina della misura procede dimostrando come l’intero iter di trattamento del giovane verta su un progetto in grado di incentivare le potenzialità e capacità di questo, consentendogli di rendersi maturo delle proprie decisioni ed evoluzioni comportamentali. I positivi esiti e riscontri ottenuti dalla probation in tema minorile – nonché i numerosi impulsi e stimoli di matrice sovranazionale – hanno accompagnato l’introduzione della L. 67/2014. La summenzionata normativa si fa portatrice dell’estensione dell’applicazione del rito speciale anche al processo che vede come destinatario l’autore di reato adulto. La legge del 2014 rappresenta una significativa innovazione recentemente introdotta che tratta e definisce la messa alla prova come un istituto di natura sostanziale (per il suo effetto estintivo del reato) e processuale (come forma di definizione alternativa del giudizio). Per concludere, la presente tesi desidera proporre uno sguardo su quella che è la controversa e dibattuta questione circa l’ampliamento della misura al contesto del d.lgs. 231/2001, ossia la normativa che disciplina la responsabilità derivante da reato delle persone giuridiche. Nulla però viene detto a riguardo nel decreto: in aiuto è intervenuta una recente sentenza delle Sezioni Unite, le quali si sono prontamente espresse a favore del diniego.
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