Riassunto analitico
È possibile affermare che nell'ultimo secolo sia avvenuta, e sia tuttora in corso, una vera a propria rivoluzione demografica: mentre nell'Ottocento l'aspettativa di vita era poco superiore ai 40anni, al giorno d'oggi essa è più che raddoppiata. Questo ha comportato un aumento vertiginoso della quota di popolazione anziana: nel 1900 si contavano circa 17 milioni di anziani, nel 1950 circa 205 milioni, fino ad arrivare al giorno d'oggi quando nel 2000 si è raggiunta la quota di 420 milioni. Le previsioni inoltre evidenziano che, mentre attualmente gli over65 rappresentano l'11% della popolazione mondiale, nel 2050 arriveranno anche al 21%. L'aumento dell'età media e quindi della popolazione anziana è correlato ad un incremento del numero di pazienti che si rivolgono al SSN affetti da numerose comorbiditá che rappresentano una vera sfida per sia dal punto di vista clinico-assistenziale che economico. Si è osservato che all'aumentare dell'età aumenta in maniera esponenziale il rischio di caduta che nell'anziano é spesso associata allo sviluppo di fratture. La frattura certamente più comune è quella di femore che risulta essere anche quella associata ad un maggior numero di complicanze e ad elevato tasso di mortalità. Il trattamento di scelta in questa patologia è sicuramente quello chirurgico. Negli ultimi anni si è però evidenziato come trattamenti pre operatori (stabilizzazione del paziente, tempestività e adeguatezza della tecnica chirurgica, emostasi e profilassi antitrombotica e antibiotica) e post operatori (mobilitazione precoce, riabilitazione forzata, ripristino dell'autonomia funzionale e miglioramento della qualità dell'osso) abbiano un impatto estremamente importante e positivo sull'outcome clinico e sulla riduzione della mortalità. Il paziente anziano fratturato di femore non può quindi essere considerato solo in qualità di tale condizione acuta, bensì deve essere inserito in un percorso basato su un trattamento multidisciplinare che tenga conto oltre che della componente ortopedica anche delle multi-patologie e fragilità che interessano l'individuo stesso. Le unità multidisciplinari che operano in questo ambito sono le Unità Operative di Ortogeriatria, composte da: chirurgo ortopedico, anestesista, geriatra, fisioterapisti, infermieri e altre figure professionali. Si è visto come, con l’istituzione di queste equipe, le complicanze maggiori (decadimento cognitivo, delirium, piaghe da decubito, trombosi venosa profonda, problematiche cardiorespiratorie), le riammissioni ospedaliere e la mortalità siano diminuite in maniera significativa. Questa tesi vede come suo scopo principale quello di studiare come l’approccio multidisciplinare dell'Unità Operativa dell'Ortogeriatria sia vantaggioso in termini di migliore outcome finale per il paziente, facendo riferimento al database GIOG.
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