Riassunto analitico
BACKGROUND- La fibrosi polmonare idiopatica (Idiopathic Pulmonary Fibrosis, IPF) viene definita come una forma di polmonite interstiziale fibrosante, che si caratterizza clinicamente per un progressivo peggioramento della dispnea e della funzionalità ventilatoria, ed è associata ad una prognosi sfavorevole. Talvolta si rende necessaria l’esecuzione di una biopsia polmonare chirurgica a scopo diagnostico. La riacutizzazione di IPF è un evento spesso fatale, che può insorgere in un qualsiasi momento della storia naturale della malattia aggravandone la prognosi ed è definita sulla base di un peggioramento e/o insorgenza di dispnea entro 30 giorni dalla comparsa alla TC del torace di nuove opacità “ground-glass” o consolidative bilateralmente che si sovraimpongono ad un pattern compatibile con UIP e dall’esclusione di cause note. Le evidenze disponibili in letteratura non permettono di capire se la IPF possa rappresentare un fattore di rischio indipendente per un’aumentata morbidità e mortalità post-biopsia polmonare chirurgica, o se sono altri elementi, quali l’età avanzata e/o la presenza di comorbidità che possano giustificare tale aumentata incidenza. Il presente studio si basa sui metodi e sui risultati ottenuti da uno studio secondo il quale la biopsia polmonare chirurgica, indipendentemente dalla tecnica utilizzata, porterebbe ad un aumento dell'incidenza di riacutizzazione di malattia e di decessi conseguenti a tale sindrome.
OBIETTIVO- L'obiettivo primario di questo studio retrospettivo è quello di definire l'incidenza della riacutizzazione di malattia a seguito di una biopsia polmonare chirurgica (tramite metodo VATS o toracotomia) nei pazienti affetti da IPF, utilizzando come controllo i pazienti affetti da altre interstiziopatie polmonari (ILDs), sempre sottoposti alla biopsia polmonare chirurgica, e considerando il numero e le cause di decessi per ognuno dei due gruppi (casi e controlli).
MATERIALI E METODI- In questo studio retrospettivo, sono stati selezionati 73 pazienti sottoposti a biopsia polmonare chirurgica, operati fra il 2003 e il 2013, nel reparto di Chirurgia Toracica dell’AOU Policlinico di Modena e seguiti dal Centro di Malattie Rare del Polmone dello stesso Policlinico, dei quali sono stati presi in considerazione età al momento della biopsia, abitudine tabagica, comorbidità, sospetto diagnostico, pattern alla TC, presenza di enfisema, prove di funzionalità ventilatoria (nella fattispecie FVC, FEV1, TLC e DLCO) svolte nei precedenti 6 mesi ed al momento della biopsia chirurgica, 30 giorni, 60 giorni e 90 giorni successivi alla stessa biopsia, tipo di intervento chirurgico, sede e numero delle biopsie effettuate, durata dell'intervento chirurgico, durata dell'anestesia, modalità di ventilazione durante l'intervento chirurgico, diagnosi istologica, pO2 precedente e successiva alla biopsia polmonare, eventuali complicanze post-operatorie, decesso, eventuali terapie svolte prima della biopsia polmonare, diagnosi definitiva. In base alla disponibilità dei dati, è stata fatta un'ulteriore successiva selezione. La diagnosi definitiva è stata posta a seguito di una discussione multidisciplinare fra pneumologi, radiologi e anatomopatologi esperti, sulla base delle linee guida ATS/ERS/JRS/ALAT del 2011.
RISULTATI- Sulla base dei dati raccolti per ogni paziente, non vi è un aumento statisticamente significativo della mortalità nei pazienti affetti da IPF e sottoposti a biopsia polmonare chirurgica (sia VATS che toracotomia) rispetto al gruppo costituito da pazienti affetti da ILDs tipo “non-IPF”.
CONCLUSIONI- In pazienti adeguatamente selezionati, la biopsia polmonare chirurgica costituisce una procedura sicura e quindi raccomandabile in tutti i pazienti affetti da ILDs, inclusa la IPF.
|