Riassunto analitico
Il presente elaborato è volto a fornire un approfondimento sull’utilizzo dello strumento dell’arbitrato, al fine della risoluzione di controversie aventi ad oggetto l’esecuzione di contratti pubblici. Partendo dall’analisi della turbolenta evoluzione storica che ha caratterizzato l’istituto, la tesi si sofferma sulle peculiarità del procedimento arbitrale disciplinato dagli artt. 213-214 del Codice dei contratti pubblici (recentemente riformato, ad opera del d. lgs. n. 36/2023), in raffronto con la disciplina dell’arbitrato rituale del codice di procedura civile. In particolare, al fine di arginare l’insorgere di fenomeni corruttivi in procedimenti che coinvolgono una P.A., il legislatore ha previsto un arbitrato che, pur essendo facoltativo, in quanto rimesso alla libera e concorde volontà delle parti, è necessariamente amministrato dalla Camera arbitrale per i contratti pubblici, istituita presso l’Autorità Nazionale Anticorruzione. In questa prospettiva, si collocano le norme volte ad assicurare un elevato grado di indipendenza e di imparzialità dei membri del collegio, il cui Presidente è, peraltro, sempre scelto dalla stessa Camera arbitrale. Infine, l’arbitrato è collocato nel più ampio quadro di valorizzazione delle a.d.r., sulla base di quanto previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ed è oggetto di raffronto con l’istituto del Collegio Consultivo Tecnico obbligatorio, che è idoneo ad emanare lodi arbitrali irrituali.
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