Riassunto analitico
Introduzione: la giunzione cranio-cervicale rappresenta l'interfaccia tra l'occipite e le prime due vertebre cervicali; tale regione presenta peculiarità embriologiche, anatomiche e biomeccaniche uniche se confrontate con gli altri segmenti del rachide. Le instabilità della giunzione cranio-cervicale costituiscono un ampio spettro di condizioni patologiche a eziologia varia, accomunate dall'esito finale di un quadro di incapacità, da parte della giunzione cranio-cervicale, di mantenere i normali rapporti anatomici in risposta a sollecitazioni fisiologiche. La diagnosi di instabilità giunzionale può essere supposta a partire dalla clinica, caratterizzata dall'associazione variabile di cervicalgia e sintomi da interessamento delle strutture nervose quali radiculopatia e mielopatia cervicale; la conferma del sospetto richiede però l'esecuzione di accertamenti strumentali, specialmente Rx, TC ed RMN, che consentono di arrivare ad una diagnosi certa. Il trattamento delle instabilità giunzionali si prefigge i seguenti obiettivi: (1) guarigione delle lesioni, (2) riduzione o scomparsa della sintomatologia neurologica (3) miglioramento della sintomatologia algica, (4) recupero funzionale alle attività della vita quotidiana. A tali scopi si può giungere mediante approcci conservativi o chirurgici a seconda dei casi: vista la variabilità delle lesioni e la relativa rarità con cui sono trattate, non esistono indicazioni certe basate sull'evidenza in merito al trattamento più adeguato da attuare in ogni caso, lasciando ampio margine decisionale alla discrezione del medico. Materiali e metodi: mediante la messa a punto di uno Score system si è cercato di fornire uno strumento utile per valutare la gravità delle instabilità giunzionali e offrire supporto decisionale al medico in merito a quali pazienti possano beneficiare maggiormente di uno specifico trattamento. Per la formulazione dello Score sono stati confrontati retrospettivamente tre gruppi di pazienti che riportavano lesioni causanti instabilità giunzionale trattati in 30 mesi presso il nostro centro: il primo gruppo è costituito da pazienti trattati chirurgicamente, il secondo da pazienti trattati mediante posizionamento di Halo, mentre il terzo da pazienti trattati conservativamente mediante collare cervicale rigido. Sono stati scelti criteri strumentali e individuali, a ciascuno dei quali è stato attribuito arbitrariamente un punteggio per valutare se la somma del punteggio totalizzato correli con una maggiore gravità del quadro di instabilità e con una più forte indicazione al trattamento chirurgico. I parametri strumentali utilizzati sono stati: ADI (atlanto-dental interval), SAC/ADI (rapporto tra space available for spinal cord e ADI), Lateral displacement delle masse laterali di C1, distanza di Ranawat, distanza di Redlund-Johnell, Listesi C1-C2 e C2-C3, Dislocazione C0-C1 e C1-C2, età (> o < di 80 aa), presenza o assenza di frattura e dislocazione dei monconi di frattura. Risultati: nei pazienti trattati chirurgicamente il punteggio medio totalizzato è stato di 4,80, in quelli trattati con Halo di 4,83 mentre in quelli trattati conservativamente di 3,44. Pertanto è possibile riscontrare una differenza sostanziale tra i vari gruppi, verosimilmente correlata con la presenza di quadri di maggior gravità nei primi due gruppi, che motivano conseguentemente un trattamento più aggressivo. Conclusioni: dall'analisi dei risultati si osserva come il punteggio totalizzato correli con il trattamento scelto e, con buona approssimazione, con la severità dell'instabilità giunzionale e con le indicazioni al trattamento all'interno dei gruppi di pazienti: pur essendo dati del tutto preliminari, verosimilmente pazienti con punteggio minore o uguale a 3 possono beneficiare di un trattamento conservativo, mentre per punteggi maggiori o uguali a 5 sussistono indicazioni forti a sostegno del trattamento chirurgico.
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