Riassunto analitico
BACKGROUND: Il "piede diabetico” rappresenta la complicanza più rilevante del diabete: esso causa un elevato numero di ricoveri ospedalieri ed un alto rischio di amputazione maggiore (sopra la caviglia), con gravi ricadute sulla vita di relazione. MATERIALI E METODI: La microfratturazione non enzimatica di tessuto adiposo autologo permette di ottenere clusters cellulari micronizzati e minimamente manipolati che presentano nicchie vascolo-stromali ricche di cellule staminali mesenchimali adulte (ASCs), importantissime nella modulazione della risposta infiammatoria ed immune, nella rigenerazione dei tessuti, nella neoangiogenesi e nei processi antiapoptotici. In un trial clinico randomizzato controllato abbiamo considerato 36 pazienti diabetici destinati all’intervento di amputazione minore (dita o avampiede); di questi, 18 hanno subito un trattamento con inoculazione di tessuto adiposo autologo microfratturato con metodica non enzimatica a livello della ferita chirurgica; i restanti 18 sono stati trattati secondo normale pratica clinica. Nei 6 mesi successivi abbiamo valutato in tutti i soggetti il tempo di guarigione (che in media è circa 4 mesi), l’incidenza di recidive, il tempo di ospedalizzazione, la qualità della vita e l’intensità del dolore. RISULTATI: Il trattamento con lipofilling ha mostrato notevoli benefici in termini di riduzione del tempo di guarigione (e di tasso di guarigione in generale); il tasso di fallimenti e di mancata guarigione per il braccio sperimentale è inferiore rispetto al braccio di controllo. Per quanto riguarda ulteriori effetti, il lipofilling comporta un miglioramento sia della sintomatologia algica sia della qualità della vita fisica e mentale, in quanto permette una migliore e più rapida guarigione e ripresa delle attività quotidiane. CONCLUSIONI: Il tessuto adiposo autologo microfratturato con metodica non enzimatica risulta avere un ottimo effetto nel velocizzare la guarigione dei monconi di amputazione minore in piede diabetico e nel migliorare la sintomatologia e la qualità di vita dei pazienti, riducendo la durata dell’allettamento e dell’ospedalizzazione.
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