Riassunto analitico
Background La Fibrosi Polmonare Idiopatica è la più frequente tra le interstiziopatie polmonari di eziologia sconosciuta, ed è caratterizzata da un coinvolgimento cronico e progressivo limitato al polmone. La diagnosi si basa sul riconoscimento del pattern UIP a livello istologico o radiologico, in presenza di un quadro clinico compatibile e soprattutto escludendo la diagnosi di altre interstiziopatie polmonari. La malattia colpisce più spesso uomini di età avanzata, fumatori o ex fumatori, e i suoi sintomi principali sono la dispnea progressiva e la tosse secca. Essa è una patologia associata a cattiva prognosi, con una sopravvivenza media di 2-3 anni dalla diagnosi, ma il decorso della malattia è molto variabile e difficile da predire nel singolo paziente. Sono stati condotti diversi studi per individuare un trattamento efficacie per la Fibrosi Polmonare Idiopatica. Questi hanno portato ad identificare due molecole, il pirfenidone e il nintedanib, che si sono dimostrati efficaci nel rallentare il declino funzionale respiratorio, soprattutto quello della Capacità Vitale Forzata. Tuttavia, ad oggi nessuno studio ha confrontato l’efficacia dei due trattamenti. Lo scopo di questo studio è di confrontare, in modo retrospettivo, il decorso di malattia tra pazienti trattati con pirfenidone, pazienti trattati con nintedanib e pazienti non trattati.
Metodi In questo studio retrospettivo e monocentrico abbiamo raccolto e analizzato dati relativi a 102 pazienti seguiti presso il Centro delle Malattie Rare del Polmone di Modena. In un periodo che va dal 2008 al 2016, 42 pazienti sono stati trattati con il pirfenidone, 26 con il nintedanib mentre 34 non hanno ricevuto un trattamento specifico per la Fibrosi Polmonare Idiopatica. I dati raccolti includono caratteristiche demografiche, cliniche, le comorbilità, le prove di funzionalità respiratoria, la mortalità. È stato valutato il declino funzionale a 6 e 12 mesi, il tasso annuale di declino dell’FVC calcolato sull’intero periodo di follow-up.
Risultati Dopo 12 mesi di follow-up il declino dell’FVC non è stato differente tra i pazienti trattati e non trattati (4,06 nei non trattati, 4,32 nel gruppo del pirfenidone, 5,70 nel gruppo del nintedanib), mentre il declino della DLco è stato più alto nei non trattati (12,35 confrontato con 5,2 nel pirfenidone e 7,5 nel nintedanib). Il declino annuo della FVC è stato di 215 ml per anno nei non trattati, 198 nei trattati con pirfenidone e 117 nel nintedanib. La sopravvivenza a 5 anni è stata del 41% nei non trattati, 50% nei trattati con pirfenidone e del 61% in quelli trattati con il nintedanib.
Discussione I nostri risultati non possono essere interpretati in maniera univoca. Nonostante l’uso del nintedanib sia associato ad un significativo vantaggio in termini di sopravvivenza nella nostra popolazione, molte differenze tra i tre gruppi non hanno raggiunto la significatività statistica. Non si possono trarre perciò delle conclusioni. Ulteriori ricerche sono necessarie per confrontare il pirfenidone e il nintedanib nel trattamento della Fibrosi Polmonare Idiopatica.
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Abstract
Background
Idiopathic Pulmonary Fibrosis (IPF) is the most common type of interstitial lung disease of unknown etiology, and is characterized by a chronic and progressive involvement limited to the lung. The diagnosis of IPF requires the recognition of a Usual Interstitial Pneumonia pattern (UIP) on lung biopsies or in HRCT, in an appropriate clinical context, and with the exclusion of other interstitial lung diseases. IPF affects, more often, the elderly, current or former smokers, and the main symptoms are progressive dyspnea and dry cough. IPF has a poor prognosis, with a median survival of 2-3 years from the time of diagnosis. Yet, the course of disease is highly variable and challenging to predict in a given patient. Several trials have been conducted in an effort to find an effective treatment. Those led to the identification of two molecules, pirfenidone and nintedanib, which have proven effective in slowing lung functional deterioration, especially the decline of FVC. However, no clinical trial has compared the effectiveness between the two to date. The aim of this study is to compare retrospectively the progression of disease among patients treated with pirfenidone, some treated with nintedanib and some untreated patients.
Methods
In this retrospective and single-center work, we collected and analyzed data from 102 patients affected by IPF and followed at the center for Rare Lung Diseases at University Hospital of Modena, Italy. In a period from 2008 to 2016, 42 received pirfenidone, 26 were treated with nintedanib and 34 did not receive a specific therapy for IPF. Data included demographic and clinical features, comorbidities, Pulmonary Function Tests (PFTs) and mortality. We have evaluated functional decline at 6 and 12 months and the annual rate of FVC decline during the overall follow-up.
Results
At 12 months of follow-up, the decline of FVC did not differ between untreated and treated patients (4,06 in untreated, 4,32 in pirfenidone group, 5,70 in nintedanib), while DLco decline was higher in untreated patients (12,35 compared to 5,2 in pirfenidone and 7,5 in nintedanib). The annual rate of FVC decline was of 215 ml per year in untreated patients, 198 in pirfenidone and 117 in nintedanib. Survival rate at 5 years was 41% in untreated, 50% in patients treated with pirfenidone and 61% in those treated with nintedanib. The advantage of nintedanib in survival reached statistical significance (p=0,036).
Discussion
Our results cannot be interpreted unambiguously. Despite the use of nintedanib is associated with a significant benefit in survival in our population, several differences between the three groups did not reach statistical significance. No definite conclusions can therefore be drawn. Further research is required to compare the effectiveness of nintedanib and pirfenidone for the treatment of Idiopathic Pulmonary Fibrosis.
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