Riassunto analitico
La prognosi di bambini e adolescenti con malattia oncoematologica è, ai giorni nostri, notevolmente migliorata grazie ai notevoli progressi terapeutici che si sono susseguiti negli anni; accanto a tale notevole miglioramento nel tasso di sopravvivenza si è sviluppato un crescente interesse nei confronti della salute mentale di questi piccoli pazienti con malattia organica severa. Per questo offrire il migliore trattamento disponibile ai giorni nostri significa non solo proporre le più appropriate terapie mediche “evidence based” per ogni specifica patologia, ma comprende anche tutti gli interventi che possono essere messi in atto per rendere ottimale la qualità di vita di questi pazienti e minimizzare gli effetti tossici della terapia su un organismo in sviluppo. Un’area di interesse nelle cure di supporto per bambini e adolescenti con patologia oncoematologica è rappresentata dalla comparsa di sintomi psichiatrici nel corso della terapia. Ad oggi sono poche le risorse esistenti ed approvate che indirizzino e sostengano i clinici nella gestione di questo tipo di problema, soprattutto quando esso richiede un intervento di tipo psicofarmacologico. L’obiettivo di questo studio è esaminare la pratica prescrittiva di psicofarmaci esistente nel setting dell’oncoematologia pediatrica e, in base ad essa e all’analisi descrittiva di singoli casi, giungere alla definizione di quella che potrebbe essere la “best practice” al riguardo sulla base delle evidenze che ad oggi abbiamo a disposizione. In particolare quello che si vuole indagare con più precisione è: 1) Quali sono i farmaci psicotropi più spesso prescritti e con quale frequenza 2) Sulla base di quali informazioni si prescrive 3) Quanto spesso viene coinvolto uno specialista della salute mentale 4) Come avviene il monitoraggio del paziente durante terapia con psicofarmaci 5) Su quali aspetti dobbiamo concentrarci per migliorare la pratica prescrittiva.
L’indagine è stata condotta tra 40 oncologi clinici di 12 ospedali dotati di unità di oncoematologia pediatrica sul territorio italiano, sottoponendo un questionario a cui rispondere on-line o in versione cartacea in modo anonimo. Tale indagine è stata poi completata con l’analisi di singoli casi, ugualmente condotta attraverso un questionario da compilare mediante revisione di cartelle.
Nonostante la maggior parte dei centri riporti di avere utilizzato psicofarmaci (88%), la gran parte li prescrive solo raramente (92%). Gli antidepressivi sono i farmaci più prescritti (43%) seguiti da ansiolitici (34%) e antipsicotici (23%). Gli oncologi riportano una certa difficoltà nel distinguere sintomi di depressione da sintomi correlati alla malattia. Gli specialisti della salute mentale sono coinvolti solo occasionalmente e gli oncologi sottolineano la necessità di maggiori risorse in questo campo. Ciò è dimostrato dal fatto che solo il 28% riporta di monitorare i pazienti ad intervalli suggeriti dall’FDA e solo il 9% valuta i propri assistiti per il rischio di suicidio. L’analisi dei singoli casi è stata utile per cogliere l’aspetto clinico di questi dati generali ed evidenziare la complessità di gestione clinica che il singolo paziente può rappresentare se ci si trova a gestire un problema di questo tipo senza indicazioni condivise su come procedere. Dall’unione dei dati dell’indagine sulla pratica prescrittiva e dei dati estrapolati dall’analisi retrospettiva di singoli casi si tenta di stabilire alcune raccomandazioni di cui tenere conto nella gestione di questo tipo di problema clinico che resta ad oggi una specie di “catch-22”.
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