Riassunto analitico
Con l’elaborato qui presente si propone di offrire una panoramica giurisprudenziale e dottrinaria sulla controversa figura della prova non disciplinata dalla legge o comunemente conosciuta come “prova atipica” o “prova innominata”. La problematica inerente al tema riguarda soprattutto il regime dell’acquisizione probatoria poiché, la prova atipica, non essendo regolata dal codice di rito, porta gli esperti del diritto a confrontarsi su aspre contrapposizioni. Partendo dall’analisi dell’accertamento della verità, si vuole arrivare al cuore dell’argomento e al dibattito che ha interessato la dottrina circa l’utilizzo di quei mezzi tecnologici sempre più sofisticati e avanzati. Il lavoro è articolato in 7 capitoli. Nel primo capitolo verrà affrontata la questione storico-normativa sull’importanza di un sistema di prove a carattere “aperto” come conseguenza del passaggio da un modello processuale inquisitorio (codice previgente del 1930) ad un modello accusatorio come quello in vigore dal 1988; inoltre l’attenzione viene focalizzata sulla scelta che il legislatore effettua proponendo un “compromesso” tra tassatività e libertà dei mezzi di prova. Il legislatore dunque con l’art. 189 c.p.p. rubricato “prove non disciplinate dalla legge” consente l’impiego della prova atipica a determinate condizioni e nel rispetto comunque di quei diritti fondamentali che sono alla base della nostra Costituzione. Nel secondo capitolo oltre a trattare del procedimento probatorio relativo alla prova atipica vengono in rilievo i caratteri propri che queste particolari prove devono possedere, in ossequio ai canoni del principio di legalità processuale. Nei restanti capitoli sono trattati casi specifici di prove atipiche tra i quali le videoregistrazioni, la ricognizione informale, il pedinamento satellitare, la prova fonografica e infine la nuova prova scientifica.
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