Riassunto analitico
L’aspecificità dei reperti, le precoci manifestazioni dei fenomeni tanatologici e la comparsa di segni attribuibili a modificazioni post-mortali contribuiscono a rendere complessa la diagnosi di morte asfittica. Inoltre, nei casi in cui non si riscontrino segni dell’azione del mezzo lesivo, nonostante il fatto che gli elementi circostanziali orientino verso un decesso per causa asfittica, la diagnosi viene resa ancor più problematica. Il presente studio si propone l’obiettivo di fornire un contributo all’asfissiologia forense in merito alla formulazione e alla conferma di diagnosi di morte per causa asfittica. Sulla base dei dati presenti in Letteratura, si è deciso di valutare il reperto necroscopico dei macrofagi alveolari e delle cellule giganti polinucleate. E’ oggetto di dibattito se il riscontro di macrofagi alveolari e cellule giganti polinucleate nei casi di morte asfittica debba essere interpretato come un meccanismo di adattamento al deficit di ossigeno, pertanto acquisisca un significato nella diagnosi di morte per causa asfittica, o debba essere ascritto a fenomeni di pre-esistenza giustificati dall’emivita protratta di tali cellule, quindi non assuma valore nella diagnostica della morte asfittica. Nel presente studio sono stati valutati i campioni istologici relativi al tessuto polmonare in 51 casi di decessi per asfissie meccaniche violente, distinti in diversi gruppi in relazione alla tipologia asfittica; sono stati selezionati due gruppi controllo con cui confrontare i dati ottenuti nelle morti asfittiche. Per ciascun caso è stato effettuato il conteggio cellulare relativo a 5 regioni di interesse ad un ingrandimento di 40X; per le fasi di acquisizione, elaborazione ed archivio delle immagini ci si è avvalsi dell’impiego di un software di imaging, Leica Application Suite, e di un modulo software per l’analisi delle caratteristiche delle immagini, LAS Image Analysis. Per quanto concerne le varie forme asfittiche, due gruppi hanno presentato un valor medio pressochè prossimo a quello delle morti asfittiche nel loro complesso (si tratta dei gruppi rappresentativi di compressione atipica e soffocamento), altri due gruppi sono caratterizzati da un valor medio inferiore a quello dei decessi per causa asfittica nel loro insieme (ossia i gruppi relativi ad immobilizzazione del mantice toracico e bolo alimentare) ed infine gli ultimi due gruppi mostrano valori medi superiori a quelli del totale delle morti asfittiche (si tratta dei gruppi di impiccati e strozzati-strangolati). Le ragioni di tali differenze potrebbero essere spiegate dalla differente cronologia della dinamica letifera nelle diverse tipologie asfittiche: la lunghezza del periodo agonico potrebbe stimolare la proliferazione dei macrofagi alveolari e la formazione di cellule giganti polinucleate. Nel confronto tra le varie tipologie asfittiche non si è raggiunta una significatività statistica in ragione della ridotta numerosità campionaria e degli elevati valori assunti dalla deviazione standard; appare motivato ritenere che sia stato giocato un importante ruolo da parte dei fattori confondenti nei confronti di alcuni dei quali non è stato possibile raccogliere informazioni relative. I risultati conseguiti incoraggiano la progettazione di nuovi studi che superino l’indubbio limite di un’esigua casistica e nei quali sia definita una stratificazione dei fattori interferenti a maggior prevalenza. Nel confronto tra i risultati relativi alle morti asfittiche e i dati ottenuti dai due gruppi controllo, i decessi per causa asfittica hanno presentato valori più elevati rispetto ad entrambi i gruppi controllo; il confronto ha permesso di far emergere una differenza statisticamente significativa. Si ritiene pertanto di rafforzare la tesi secondo la quale il ritrovamento dei macrofagi alveolari possa rappresentare un ulteriore criterio a favore della formulazione della diagnosi di morte per causa asfittica.
|