Riassunto analitico
La sepsi è una delle maggiori cause di morbidità e mortalità in età pediatrica.In epoca neonatale, stimano all’incirca 3 milioni di sepsi all’anno in tutto il mondo (22 ogni 1000 nati vivi) con una mortalità dell'11-19%.La sepsi batterica presenta due modelli distinti, ad esordio precoce (EOS, <72 ore di vita) o tardivo (LOS, >72 ore di vita) classificati in base all'età del neonato all’esordio del quadro settico.Differiscono in presentazione clinica, epidemiologia, patogenesi e prognosi.I neonati con sepsi possono presentare una rapida evoluzione verso lo shock settico. La mancanza di specificità della maggior parte dei segni e dei sintomi clinici complica l'identificazione della sepsi e dello shock settico nel neonato, un alto indice di sospetto è quindi necessario per una diagnosi tempestiva e un trattamento efficace. Nel 2005 è stata formulata una definizione di SIRS, sepsi e shock settico, attualmente riconosciuta valida a livello internazionale per l’epoca neonatale e pediatrica, che ha permesso una maggiore sicurezza e oggettività nell’identificazione di tali condizioni.Fondamentale è il riconoscimento precoce del quadro settico e la somministrazione tempestiva di cristalloidi, antibiotici empirici ad ampio spettro e, in caso di mancata risposta alla infusione di fluidi, agenti vasoattivi.Abbiamo accertato l’epidemiologia della sepsi grave e dello shock settico nei neonati ricoverati nella TIN della nostra U.O, analizzando quali trattamenti iniziali sono stati impostati e l’outcome che ne è derivato.Si tratta di uno studio osservazionale, monocentrico e retrospettivo condotto sui neonati e i lattanti fino ai 3 mesi di età affetti da sepsi severa e shock settico (secondo le definizioni di Goldstein et al. del 2005 e Wynn et al. del 2010) afferenti alla nostra U.O dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2018. L’estrazione dei pazienti candidabili allo studio è stata effettuata partendo dalla ricerca di almeno una coltura profonda (sangue e/o liquor) risultata positiva per un microrganismo patogeno nel periodo di osservazione dello studio.Sono stati identificati 54 neonati, di cui 23 (42,6 %) hanno avuto un episodio di sepsi severa e 31 (57,4 %) un episodio di shock settico. L’89 % dei neonati ha presentato una LOS. L’incidenza complessiva di sepsi severa e shock settico è risultata rispettivamente di 1,7 e 2,3 /1000 nati vivi, con valori decisamente maggiore nei neonati estremamente pretermine (36 e 144,1/ 1000 nati vivi) e ELBW (104,6 e 156,9/1000 nati vivi). Il 40 % dei casi è stato causato da germi appartenenti alla famiglia delle Enterobacteriacae. Solo il 57 % dei neonati ha ricevuto l’infusione di fluidi entro 1 ora e il 72 % ha richiesto un supporto cardiovascolare con agenti vasoattivi. Abbiamo confrontato la popolazione dei sopravvissuti (57%) e quella dei deceduti (37%): i primi avevano un ‘età gestazionale all’esordio minore rispetto ai sopravvissuti (27 vs 30) così come un minore peso all’esordio (647,5 g vs 1162,5 g). Tra i deceduti il 75 % si presentava ipoteso all’esordio. Inoltre, la concentrazione sierica mediana di lattato all’esordio è risultata significativamente maggiore nei pazienti deceduti rispetto ai sopravvissuti (6,4 vs 1,8).15 neonati (27,8 %) hanno riportato esiti cerebrali. I neonati estremamente pretermine e di basso peso sono le categorie maggiormente a rischio di sviluppare l’infezione, di presentare shock settico ed andare incontro ad un outcome sfavorevole.L’ipotensione all’esordio sembra associarsi ad un maggior rischio di decesso. Elevati livelli di lattato all’esordio, sono stati associati ad outcome negativo e potrebbero essere un marcatore prognostico del rischio di morte nei pazienti con shock settico.
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