Riassunto analitico
Il percorso verso il federalismo fiscale viene sviluppato nella tesi in quattro capitoli, oltre alle conclusioni. Il Capitolo I ha inizio con richiami alla previsione costituzionale e normativa vigente prima della riforma del titolo V della Carta Costituzionale del 2001, partendo dai lavori dell'Assemblea Costituente in cui maturò la scelta di decentramento di tipo regionalista piuttosto che federalista. La trattazione prosegue trattando le riforme istituzionali degli anni novanta, con contenuti di “federalismo a costituzione invariata”. Si esamina il Decreto legislativo n. 56/2000 e le modifiche tributarie e fiscali intervenute nei rapporti Stato – Regioni, con richiami al “Fondo perequativo nazionale” ed ai principi di federalismo fiscale solidale. La comparazione con il modello di federalismo fiscale belga e tedesco e l'approfondimento delle relazioni tra il federalismo fiscale italiano e l'appartenenza all'Unione economica e monetaria, rappresentano una chiave di lettura più completa delle riforme realizzate. Nel capitolo II si passa all'esame dei primi passi verso il federalismo fiscale, dopo la modifica del Titolo V della Costituzione, con la portata innovativa della legge costituzionale 08 ottobre 2001 n. 3 e con i necessari approfondimenti del novellato art.119 della Costituzione, unitamente agli altri articoli del Titolo V. Vengono illustrati i limiti per ciascun ente di “stabilire e applicare” tributi propri, la necessità di coordinarsi con gli altri enti, per evitare politiche tributarie che entrino in contrasto tra di loro, alterando la finalità di unitarietà del sistema. Viene illustrato il ruolo dello Stato a cui spetta l'individuazione dei principi generali, attuando il coordinamento e l'armonizzazione del sistema tributari, come confermato anche dalla Consulta. Le riflessioni sui contenuti dell'art. 119, comma 3 della Costituzione e la necessità di istituire un fondo perequativo, come conferma della volontà di procedere verso il Federalismo fiscale solidale. Il capitolo III richiama le pronunce della Corte Costituzionale sul federalismo fiscale, successive al 2001, con le quali si evidenziano i ritardi e le inadempienze nel percorso attuativo e si individua nel “vuoto normativo” la causa dei numerosi conflitti tra i diversi livelli istituzionali. La Consulta conferma che spetta al legislatore statale, “al fine di coordinare l'insieme della finanza pubblica”, fissare i principi e le linee generali dell'intero sistema tributario, definendo gli spazi e i limiti entro i quali potrà esplicarsi la potestà impositiva, rispettivamente, di Stato, Regioni ed Enti Locali. Viene esaminato il ruolo della Corte dei Conti sia a livello regionale, attraverso lo svolgimento della funzione di controllo, che a livello centrale, partecipando alla predisposizione della normativa generale e dei decreti attuativi. Vengono anche approfonditi i contenuti della legge sul federalismo fiscale n. 42/2009 e dei decreti attuativi approvati negli anni 2010 e 2011. Il capitolo IV sviluppa con maggior dettaglio gli interventi del legislatore in materia di autonomia tributaria delle Regioni e di entrate tributarie delle Autonomie Locali, con particolare attenzione al cosiddetto Federalismo Municipale ed ai tributi locali. Viene anche trattato il federalismo demaniale, con l’attribuzione a Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni di un proprio patrimonio ed i problemi ancora irrisolti. Uno spazio di approfondimento per l'importanza che rivestono, è dedicato alle norme sui criteri di riparto dei fondi perequativi regionali e comunali ed al D.Lgs. n. 118/2011 di riforma ed armonizzazione della contabilità pubblica. Nelle conclusioni oltre a fare il punto sull'applicazione del federalismo fiscale si esaminano anche le riforme costituzionali ed istituzionali in itinere per cercare di capire se c'è ancora interesse ad applicare, nella futura o nell'attuale versione, l'art.119 della Costituzione.
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