Riassunto analitico
Introduzione- La fibrillazione atriale è il fattore causale di circa il 10% degli ictus ischemici. Non di rado si registrano episodi di FA nei pazienti con stroke in fase acuta, ma non sono presenti in letteratura studi che suggeriscono se in questi casi è preferibile, per la gestione degli episodi aritmici, applicare una strategia di controllo del ritmo o una strategia di controllo della frequenza cardiaca. In mancanza di dati certi riguardanti la superiorità di uno di questi approcci sull’altro, spesso si preferisce nei pazienti nella fase acuta di un ictus una strategia di controllo della frequenza, per il timore di distacco di ulteriori emboli; tuttavia possibili vantaggi ottenuti con il controllo del ritmo sono rappresentati da una maggiore sensazione di benessere da parte del paziente e dalla possibilità di mantenere un equilibrio emodinamico, ai fini anche del recupero dell’area di penombra ischemica. Il presente studio si pone l’obiettivo di valutare la gestione degli episodi di FA ad esordio databile insorti in pazienti ricoverati in Stroke Unit per ictus ischemico. Metodo- Sono stati inclusi in questo studio retrospettivo i pazienti con ictus ischemico che hanno sviluppato un episodio di fibrillazione atriale ad esordio databile durante il ricovero nella Stroke Unit del Nuovo Ospedale S. Agostino Estense di Baggiovara nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2007 e il 10 ottobre 2015. Consultando le lettere di dimissione, le SDO, le cartelle cliniche e il Sistema Informativo Ospedaliero, sono state raccolte per ogni paziente informazioni riguardanti dati anagrafici, fattori di rischio cerebrovascolari, caratteristiche dell’ictus (gravità, tipo di trattamento, eziologia, sede), dati riguardanti l’episodio aritmico (data e ora, tipo di trattamento e di profilassi, rientro in ritmo sinusale), valori emodinamici ed ecocardiografici (frequenza cardiaca, pressione arteriosa, dimensioni dell’atrio sinistro, frazione di eiezione, insufficienza mitralica). I pazienti sono poi stati divisi in due gruppi a seconda che si fosse tentata la cardioversione o meno e si sono confrontati con analisi statistica gli outcome dei due gruppi, in particolare le recidive di ictus a 7 giorni e 3 mesi dall’episodio aritmico e le recidive di fibrillazione atriale a 7 giorni e 3 mesi. Risultati- Dei 139 pazienti inclusi nello studio, 95 sono stati sottoposti a cardioversione farmacologica, mentre per 44 si è scelta una strategia di controllo della frequenza cardiaca. Le recidive di stroke a 7 giorni sono state 2 nel gruppo di controllo della frequenza (4,5%) e 1 nel gruppo di controllo del ritmo (1%), mentre a 3 mesi si sono registrate 3 recidive in entrambi i gruppi (6,8% vs 3,2%). L’85,3% dei pazienti cardiovertiti è rientrato in ritmo sinusale, contro il 63,6% dell’altro gruppo, tuttavia le recidive di FA risultano più frequenti nel gruppo di controllo del ritmo rispetto al gruppo di controllo della frequenza (45,7% vs 39,3% a 7 giorni e 50,6% vs 42,9% a 3 mesi). Conclusioni- Dal nostro studio la cardioversione farmacologica di episodi di fibrillazione atriale databili in pazienti con ictus ischemico acuta risulta sicura e addirittura associata a un numero di recidive di stroke inferiore rispetto ai soggetti trattati con strategia di controllo del ritmo. Il numero di pazienti dello studio è tuttavia troppo limitato per raggiungere una significatività statistica. La strategia di controllo del ritmo è inoltre più efficace nel ripristinare il ritmo sinusale, ma non nel prevenire le recidive di FA.
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