Riassunto analitico
Negli ultimi anni il tema del consumo elevato della plastica è sempre più sentito dalla società. In ambito agroalimentare gli imballaggi in plastica sono largamente impiegati, in ragione delle loro indiscusse prestazioni quali la facilità di trasformazione, di protezione dei prodotti verso i danneggiamenti meccanici, nonché di barriera nei confronti degli eventi primari di degradazione; inoltre, la loro trasparenza risulta gradita ai consumatori poiché attraverso la visione del prodotto possono operare scelte di acquisito legate alla qualità percepita. Non va nemmeno considerato come trascurabile il loro costo contenuto. Tuttavia, da tempo, la questione del fine vita degli imballaggi per alimenti sembra essere diventata cruciale, soprattutto per quei prodotti alimentari a ridotta shelf life, come frutta e verdura, la quale fa sì che l’imballaggio diventi rapidamente un rifiuto, concludendosi la sua vita commerciale nel giro di pochi giorni. Per far fronte al problema ambientale e al consumo eccessivo di determinati materiali esistono oggi sul mercato packaging realizzati con materiali alternativi alla plastica tradizionale, le cui prestazioni risultano mediamente adatte per le esigenze di conservazione degli alimenti e il cui fine vita può prevedere il conferimento al circuito del rifiuto organico. La sperimentazione oggetto di questo lavoro di tesi ha previsto la valutazione delle performance di tre diverse tipologie di packaging (uno in plastica tradizionale, uno in acido polilattico [PLA] e uno in carta) utilizzati per la conservazione di prodotti frutticoli durante il periodo della commercializzazione; si sono presi in considerazione due prodotti differenti appartenenti alla categoria dei piccoli frutti, i mirtilli e le more, e un prodotto di IV gamma, ovvero una macedonia di frutta. La qualità dei prodotti durante la conservazione refrigerata è stata monitorata attraverso la misurazione di indici oggettivi quali il calo peso, il colore, il pH, i gradi Brix, in alcuni casi anche la resistenza alla compressione (mirtilli) e la proliferazione microbica; in alcuni casi si è proceduto anche alla valutazione dell’evoluzione dell’atmosfera all’interno delle confezioni. Di non minore importanza, anche l’aspetto edonistico è stato valutato, tramite test sensoriali. Lo scopo non era quello di stabilire un primato tra contenitori tradizionali e innovativi, ma giungere alla dimostrazione che i contenitori alternativi sono in grado di conservare i prodotti citati esattamente come quelli in materiale plastico, e che, dunque, è possibile ipotizzare il loro largo impiego per questa categoria di prodotti, nell’ipotesi che il loro smaltimento possa avvenire con le modalità per cui sono stati sviluppati. Solo con la certezza del loro fine vita sarà possibile spingere per un loro massiccio impiego, il che potrebbe anche portare alla diminuzione del loro costo, che la netto della minore disponibilità, ancora oggi è ritenuto troppo elevato per il ristretto margine tra costi di produzione e prezzo di vendita dei prodotti della categoria degli ortofrutticoli.
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