Riassunto analitico
Negli ultimi due decenni, gli studi che riguardano il campo delle Digital Humanities si sono rivelati essere una delle più importanti innovazioni scientifiche nel campo della ricerca umanistica. Sebbene sia stata, varie volte, definita come una disciplina “fluida”, questo campo di studi ha raggiungo risultati significativi sia in quanto alla ricerca teoria quanto in quella applicativa. Certo è che, negli ultimi anni, sono stati poi fatti dei passi enormi in questo campo, che è arrivato a dotarsi di infrastrutture e organizzazioni che se ne occupano sia a livello nazionale che internazionale e che coordinano un gran numero di studiosi in tutti in mondo. Quest’idea, chiaramente, non è ben vista da tutti gli accademici: spesso questa innovazione viene considerata come un’invasione nel mondo accademico di sistemi che nulla hanno a che fare con le scienze umanistiche. In realtà però, negli ultimi anni soprattutto, sempre più studiosi e accademici si stanno avvicinando a questo mondo, arrivando a considerare vari aspetti positivi della digitalizzazione del mondo umanistico. Basti pensare alla diffusione dei testi: l’uso di internet ha permesso l’utilizzo di file digitali in ogni parte del mondo e con costi irrisori rispetto a file di tipo cartaceo che, non solo necessitavano di stampa ma anche di trasporto. Con internet è tutto a portata di click. Come ogni rivoluzione, guarda indietro prima di guardare avanti. Così come è stato per la stampa, anche per le digital humanities abbiamo bisogno che venga costruito un percorso di base solido e con principi e criteri che rendano gli oggetti pubblicati in rete considerabili “autentici” e perciò accademicamente utilizzabili. Per arrivare a ciò ho utilizzato due esempi chiave: la Biblioteca Estense di Modena e la giovanissima Royalbooks, casa editrice modenese.
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Abstract
Over the past two decades, studies in the field of digital humanities have proven to be one of the most important scientific innovations in the field of humanities research. Although it has been repeatedly defined as a 'fluid' discipline, this field of study has achieved significant results in both theoretical and applied research. In recent years, in fact, enormous progress has been made in this field, which has come to have infrastructures and organisations dealing with it both nationally and internationally and coordinating a large number of scholars worldwide. This idea, of course, is not welcomed by all academics: this innovation is often seen as an invasion of academia by systems that have nothing to do with the humanities. In reality, however, especially in recent years, more and more scholars and academics are approaching this world, coming to see several positive aspects of digitisation in the humanities. Just think of the dissemination of texts: the use of the Internet has made it possible to use digital files anywhere in the world and at negligible cost compared to paper files, which not only had to be printed but also had to be transported. With the Internet, everything is just a click away.
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