Riassunto analitico
L’istituto delle centrali di committenza, a partire dall’introduzione, nel 1997, di CONSIP S.p.a., società a capitale interamente pubblico controllata dal Ministero dell’economia e delle finanze, ha visto negli anni modificarsi funzioni e competenze all’interno del panorama del public procurement. Sono “amministrazioni aggiudicatrici”, che “acquistano forniture o servizi destinati ad amministrazioni aggiudicatrici od altri enti aggiudicatori” od “aggiudicano appalti pubblici o concludono accordi quadro di lavori, forniture o servizi destinati ad amministrazioni aggiudicatrici od altri enti aggiudicatori”. In questo quadro, si comprende come il concetto di “committenza”, fino a 15 anni fa sconosciuto al linguaggio tecnico proprio del diritto, sia stato fatto proprio dai legislatori sia comunitario che nazionale: la committenza infatti è l’attività di chi commissiona un opera ad un altro soggetto. Per cui l’ente pubblico (Stato, Regione, Enti locali, Asl, Scuole ed Università etc.) ricorrerà ad un soggetto c.d. “aggregatore della domanda” (CONSIP, centrale regionale d’acquisto, centrale unica di committenza), che procederà, per nome e per conto della stazione appaltante, all’acquisto di beni, servizi ed opere degli operatori economici per il tipo di bene richiesto dalle amministrazioni che ne chiedono l’acquisto, con risparmio sui tempi e sugli oneri, nonché usufruendo di una maggiore competenza da parte delle suddette centrali nella gestione del bando. CONSIP, che è stato ed è “modello” di centrale d’acquisto per le pubbliche amministrazioni, è al vertice del c.d. “sistema a rete d’acquisto”, sovrastruttura di raccordo tra Stato e Regioni nell’universo del settore degli appalti, proteso al raggiungimento di obiettivi di razionalizzazione della spesa pubblica; tale scopo, fatto proprio dal “Programma di razionalizzazione degli acquisti” (a partire dalla Finanziaria del 2007), ha condotto a scelte non sempre protese al raggiungimento di una piena efficienza dell’apparato statale, data la forte spinta al ridimensionamento della spesa (necessità di tagli dovuta principalmente alle crisi economiche succedutesi nell’ultimo decennio ed al pesante debito pubblico che grava sull’Italia) ed il contemporaneo immobilismo politico ed istituzionale, nell’ambito delle riforme strutturali per la crescita, che affligge il nostro paese da varie legislature. In un sistema giuridico come quello italiano che risulta particolarmente frastagliato, sia nella legislazione (si pensi alle norme statali e a quelle regionali, nonché a quelle di matrice comunitaria), sia nelle scelte del legislatore (alternandosi regimi di obbligatorietà nel ricorso all’uso dello strumento di centrali d’acquisto a regimi di facoltatività), si percepisce, lungo il corso del lavoro svolto, un’importanza essenziale, e poco “pubblicizzata”, che possono assumere le centrali di committenza al fine di alleggerire i bilanci pubblici, anche in virtù della politica di rigore cui l’Italia è sottoposta in sede di politica economico-finanziaria.
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