Riassunto analitico
Il lavoro di tesi affronta il tema dell’infanzia e il modo in cui esso ha polarizzato, nel corso delle epoche, la comunità scientifica e filosofica. Attraverso un excursus storico sull’infanzia e sulla figura di Maria Montessori, il lavoro ha avuto la sua naturale chiusura con la revisione e l’analisi scrupolosa del Metodo, che prende il suo nome dalla pedagogista italiana e che rappresenta ancora oggi un pilastro fondamentale non solo nell’ambito educativo scolastico, ma in molti altri settori della vita. La prima parte si concentra sull’infanzia, partendo dalla sua definizione e dai diritti a essa correlati, inizialmente negati poiché il bambino non era riconosciuto come un essere umano a tutti gli effetti. Si analizza l’evoluzione della concezione dell’infanzia, evidenziando un progressivo riconoscimento delle capacità e dei meriti dei bambini. Per comprendere meglio questa trasformazione, viene esaminato il lasso di tempo che va dall’Ottocento al Novecento. Specificatamente in quest’ultimo secolo, diverse fonti affrontano l’argomento evidenziando che i diritti acquisiti dai fanciulli, nel periodo in questione, lo definiscono proprio “Secolo dell’infanzia”. Sono menzionati gli studi di Philippe Ariès, Roberto Mazzetti, ed altre personalità che si sono battute affinché i giovani potessero godere delle garanzie e dei diritti fondamentali. Nell’ultima parte del primo capitolo, invece, viene analizzato il lavoro di uno dei padri della pedagogia moderna, ovvero Édouard Séguin: figura storicamente importante anche per i contributi riconosciuti dalla Montessori nella creazione del suo Metodo. Il secondo capitolo esamina gli sviluppi del V Congresso Internazionale di Psicologia, svoltosi a Roma nel 1905, un momento storico cruciale in cui le tematiche pedagogiche, sempre più vicine alla scienza, divennero oggetto di approfondite analisi da parte di studiosi di varie discipline. Il capitolo prosegue con l’analisi della Rivista di Psicologia applicata alla pedagogia ed alla psicopatologia, ovvero al periodico risalente a febbraio di quell’anno, considerato inoltre il primo giornale scientifico in Italia in cui la psicologia fu trattata in maniera approfondita. Giulio Cesare Ferrari vi imposta una linea editoriale particolare, di stampo prettamente italiano e che non tende in alcun modo ad imitare o sovrastare quella francese o tedesca, attraverso analisi concrete piuttosto che sperimentazioni ed osservazione tenutesi direttamente dagli interessati all’interno dell’Istituto Medico-Pedagogico di Bertalia, noto per la cura dei bambini e ragazzi frenastenici. Gli ultimi due capitoli sono dedicati alla figura di Maria Montessori, con una riflessione sui principali aspetti biografici che influenzarono i suoi obiettivi e traguardi futuri. Si esaminano passaggi significativi della Rivista Pedagogica, che conferirono risalto alla sua persona e alla sua opera più importante, La scoperta del Bambino, un saggio pubblicato nel 1950, all’interno del quale vennero raccolte e catalogate le caratteristiche e le peculiarità del Metodo Montessori. Il terzo capitolo vede l’osservazione e la revisione di articoli pubblicati da personalità di alto spessore nei confronti della Montessori, soffermandosi sia su coloro che riconoscevano i meriti del lavoro, sia su chi, con occhio critico, giudicava la sua teoria insufficiente o, in alcuni casi, priva di utilità. Sempre discorrendo viene menzionato il fruttuoso incontro della pedagogia montessoriana con la psicoanalisi freudiana, valutando attentamente quanto l’italiana avesse stima dell’austriaca pur non attribuendo alla sua scienza un ruolo predominante. Infine, l’ultima parte del lavoro è dedicata al Metodo Montessori, analizzando la proposta educativa, il ruolo centrale dell’ambiente, il materiale didattico e il suo impatto sullo sviluppo sensoriale, oltre al ruolo dell’educatore.
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