Riassunto analitico
Nel primo si è ricostruito il panorama sociopolitico della prima metà del Novecento al fine di comprendere come abbia avuto luogo la formazione della massa. È stato possibile tracciare il passaggio dal concetto di folla al concetto di massa anche grazie all'avvento della riproducibilità tecnica che ha incentivato la massificazione degli stili di vita e comportato la perdita dell’auraticità e del valore cultuale. I nazionalismi, quali il Fascismo e il Nazismo, sono stati generatori di ampi consensi di massa e generatori di riflessioni filosofiche circa il rapporto tra la dimensione corporea e il potere che si renderanno protagoniste nelle pratiche filosofiche del secondo Novecento. Parallelamente, ad essere colpito dal processo di perdita dell’auraticità è anche la figura dell'intellettuale che inizia a vedere mutato il suo ruolo all'interno della società: quello di inizio Novecento non è più un intellettuale che può permettersi di rimanere chiuso nel suo settore disciplinare, ma che deve, quindi, iniziare a farsi esploratore critico della realtà. Nel secondo capitolo l'intento è stato quello di indagare la connessione tra il corpo e il biopotere nel secondo Novecento seguendo le strade dell'approccio fenomenologico ed esistenzialista. Dalla visione del corpo quale struttura stratificata, si passa ora ad una visione del corpo quale dispositivo in grado di instaurare un rapporto con e tra le cose. Riprendendo il lavoro di Heidegger, Sartre ed infine Foucault si è tracciato il passaggio dal modello di società disciplinare ad un modello che considerasse il corpo in senso soggettivo e che arrivasse all'intimità più profonda dell'uomo: la sessualità. Il corpo del secondo Novecento è il corpo scisso e frammentario dell'opera pasoliniana, in particolare di Petrolio: un corpo che si fa interprete, oggetto e soggetto di un processo di mutazione antropologica e che si avvale della sessualità per riuscire a compiere quelle metamorfosi utili a cercare di ricostruire l’apparente informità della società. Si tratta di corpi considerati come strumenti di contestazione, come quello degli intellettuali che, in quegli anni, possono essere plasmati, agire come strumenti di ribellione, essere nullificati, sorvegliati e castrati. Con la pervasività delle tecnologie nella dimensione domestica e consumistica dei singoli cittadini e l'emergere delle intelligenze artificiali, con gli sconvolgimenti e le frammentazioni politiche, l'epoca dello stragismo e lo scandalo di Tangentopoli, l'avvicinarsi dell'inizio del XXI secolo pone l'esigenza di interrogarsi sulla reale necessità della presenza del corpo. Nel terzo capitolo si è ripercorsa la strada della rottura della Modernità e l'avvento di una società e di un pensiero Postmoderno. La rottura della fiducia nelle Grandi Narrazioni genera la frammentazione del sapere e la crisi dell'ideologia che interessa anche la figura dell'intellettuale. Le conseguenze della crescita di un processo di individualizzazione e di atomizzazione della società e della crescente insicurezza sociale costruttrice di barriere tra l'Io e l'Altro, fanno si che muti anche il ruolo dell'intellettuale all'interno della società. La pluralità di prospettive fa sì che subentri la crisi della varietà universale. Con il passaggio al digitale il corpo si trova a essere considerato quale strumento di correzione dei limiti della tecnologia in grado di soddisfare i desideri bovaristici degli individui. Un'ultima riflessione concerne quei processi di natura metamorfosa che riguardano l'uomo dagli anni Novanta: la traiettoria di un corpo nomade e fluido pare essere una dirittura d'arrivo. Le nuove metamorfosi che il corpo subisce finiscono per trasformarlo in un corpo, da una parte, alla ricerca di un senso di libertà che lo colloca nella dimensione dell'Oltre e, dall'altra parte, in un corpo alla ricerca di una situazione ecologica di equilibrio e di interconnessione decentralizzata.
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