Riassunto analitico
Introduzione e scopi: L’osteomielite su vertebra nativa (NVO) è una patologia rara ma potenzialmente grave. In Italia vi sono pochi dati sistematicamente raccolti riguardanti l’epidemiologia e l’approccio clinico di questa patologia. Nonostante vi siano dal 2015 linee guida internazionali riguardanti la gestione della NVO, vi sono ancora aspetti da chiarire come l’utilità dei markers infiammatori e della diagnostica nucleare nello stabilire la guarigione clinica nel follow-up. Dal 2012 la Clinica di Malattie Infettive del Policlinico di Modena si avvale della tomografia ad emissione di positroni con 18F-fluoro-desossi-glucosio/tomografia computerizzata (PET/CT) nell’algoritmo gestionale dei pazienti con NVO. L’obiettivo primario dello studio è stato descrivere l’epidemiologia della NVO in provincia di Modena negli anni 2007-2018 e le caratteristiche cliniche, microbiologiche e di cura. L’obiettivo secondario è stato quello di valutare il ruolo della PET/CT e della proteina C reattiva (CRP) nel predire in fase precoce la guarigione.
Materiali e metodi: E’ stato condotto uno studio osservazionale retrospettivo e prospettico (dal 2018) includendo pazienti con NVO seguiti presso la Clinica di Malattie Infettive di Modena (ricoverati, valutati in consulenza o presso l’Ambulatorio Osso). Sono stati raccolti: storia clinica, esiti di emocolture, drenaggi di ascessi e biopsie vertebrali, il SUVmax determinato in PET/CT al baseline e successivamente, i valori di CRP a 0, 15, 30, 45, 60 giorni. L’utilità della PET/CT e della CRP è stata valutata comparando la variazione dal basale del ΔSUV% (≤ or > 25%) e del ΔPCR% a due settimane e nelle settimane successive tra il gruppo dei guariti rispetto ai non guariti.
Risultati: l’incidenza della NVO è significativamente aumentata nel corso del tempo comparando il triennio 2007-2010 con i successivi periodi 2011-2014 e 2015-2017 (rispettivamente IRR=4.76 e IRR=5.91, p<0.001) senza osservare nel tempo variazioni significative rispetto l’età media e il sesso colpito. Il 60.3% dei pazienti erano maschi; la mortalità a 2 anni è stata dell’11.4%; il 64% dei pazienti è stato considerato guarito e non sono state osservate differenze significative nella percentuale di guarigione nel corso del tempo (p per trend=0.730). L’identificazione microbiologica si è avuta nel 74.6% dei casi rispetto ai 114 totali; S.aureus è stato responsabile del 25.8% dei casi e M.tuberculosis del 14.9% (tutti ceppi rifampicino-sensibili). Sessantadue pazienti hanno eseguito al basale una PET/CT: in una prima analisi includenti 28 pazienti con NVO non tubercolare e PET/CT eseguita al basale e dopo due settimane ha escluso variazioni significative in PET; analogamente non vi sono state differenze in termini di variazione della captazione in PET in una seconda analisi comprendente 48 pazienti con PET al basale e a 3 o 4 settimane. Il declino medio del SUV è stato del 18.5% nel gruppo dei non guariti e del 27.7% nel gruppo dei guariti (p=0.445); una variazione significativa del SUV nel tempo si è osservata solo nel sottogruppo di pazienti con NVO senza isolati microbiologici (p<0.003). I parametri SUVmax e la variazione di ΔSUV% (≤ or > 25%) dal basale non correlano con la durata di terapia (rispettivamente p=0.438 e p=0.544). Analogamente il declino del valore della CRP non differisce tra guariti e non guariti (p=0.979).
Conclusioni: Lo studio ha evidenziato un significativo incremento dell’incidenza di casi diagnosticati di NVO nella provincia modenese nel tempo. Il ΔSUV% e il ΔPCR% hanno dimostrato una scarsa accuratezza del predire la guarigione nei pazienti con NVO. Il calo assoluto del SUVmax potrebbe essere utilizzato nella gestione dei pazienti con NVO senza identificazione microbiologica.
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Abstract
Background and Aims: Native vertebral osteomyelitis (NVO) or spondylodiscitis is a rare but a potentially serious disease with long-term sequelae. Due to the lack of a national or regional Register, epidemiological and management data about NVO in Italy are scarce. Notwithstanding internationally acknowledged guideline on diagnosis and treatment are available since 2015, unsolved issues remains under many aspects. In particular, is still not clear the role of inflammatory markers and nuclear imaging in defining clinical cure during the follow-up. Starting from 2012 we introduced at Infectious Disease Clinic in Modena, together with magnetic resonance imaging (MRI), 18F-fluorodeoxyglucose positron emission tomography (PET/CT) scan in the management algorithm of bacterial NVO. The first aim of the study was to evaluate the epidemiological trend of NVO in adults in Modena province during the years 2007-2018 and to describe the clinical, microbiological and outcome characteristics. The second aim was to evaluate the role of PET-CT scan and C-Reactive Protein (CRP) in predicting at early phase the outcome of patients with NVO.
Materials and methods: We performed a retrospective and prospective since 2018, observational study enrolling patients with diagnosis of bacterial NVO referring to ID Clinic in Modena (inpatients, consultancy activity and the Bone Outpatient Clinic). Data collected were: demographic data; past medical history; biopsies, abscess and blood cultures results; PET/CT SUVmax value at baseline and at follow-up, CRP values at 0,15,30,45,60 days. Usefulness of PET and CRP was evaluated comparing ΔSUV% ≤ or > 25% from baseline and ΔCRP% from baseline at week 2 and in the following weeks between the groups of patients “cured” and “not cured”.
Results: NVO incidence significantly increased during time comparing 2007-2010 with 2011-2014 and 2015-2017 period (IRR= 4.76 and IRR=5.91, p<0.001 respectively) with no variation in mean age or sex during the study period. 60.3% patients were males; 2-years mortality was 11.4%; 64.0% patients were considered clinically cured with no differences in cure rates over the years (p per trend= 0.730). Microbiological identification was obtained in 85/114 NVO cases (74.6%): methicillin-susceptible S.aureus was the most common organism isolated (25.8% of cases); M.tuberculosis accounted for 17 (14,9%) cases, all strains were rifampin-susceptible. Sixty-two patients had a baseline PET/CT cases; a first analysis including 28 non-tubercular NVO cases with a baseline and a week 2 PET/CT showed no significant differences in PET variations; same results were obtained in a second analysis of 48 patients with 2 consecutive PET. Mean SUV decline was 18.5% in the not cured group and 27.7% in the cured group (p= 0.445); a significant SUV variation over time was found in patients with unknown NVO (p<0.003) but not in gram-positive or gram-negative NVO group. SUVmax decline and ΔSUV% change ≤ or > 25% from baseline did not correlate with antimicrobial duration of therapy (p=0.438 and p=0.544 respectively). Similarly, CRP decline over time did not differ among “cured” and “not cured” patients (p=0.979).
Conclusion: During the study period an increasing trend of NVO was observed in Modena province. ΔSUV% and ΔCRP% decline during follow-up demonstrate a scarce accuracy in predicting clinical outcome in NVO. SUVmax change may have a role in the management in the sub-group of NVO patients without microbiological identification.
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