Riassunto analitico
Leggere è una abilità strumentale di grande valore in società sempre più “grafemizzate”. A maggior ragione, possiamo coglierne l’importanza se consideriamo che gran parte delle nostre conoscenze è acquisita sulla base di fonti scritte. Siamo immersi nella scrittura, ma da un punto di vista evolutivo il linguaggio scritto fa la sua comparsa in un tempo relativamente recente, dipendendo da un’invenzione culturale che dà rappresentazione visiva al linguaggio verbale. L’apprendimento della lettura si pone come un atto non naturale, poiché richiede la trasposizione di artefatti culturali (i simboli scritti) nelle forme verbali del parlato, che trovano invece il loro fondamento biologico in una facoltà naturale. Per stabilire tale corrispondenza, ciascuno di noi deve integrare il sistema della visione con il sistema di elaborazione del linguaggio verbale, riconvertendolo funzionalmente a riconoscere con gli occhi qualcosa che è per sua natura destinato a essere inteso con le orecchie. È con l’interazione fine tra questi sistemi che si stabilisce l’interfaccia con cui possiamo corrispondere adeguatamente al compito. Lo sviluppo di competenze ortografiche, fonologiche e semantiche è fondamentale, ma non ne costituisce una condizione sufficiente. L’obiettivo della tesi è sceverare il fondamento della competenza alfabetica, mediante un’indagine filosofica volta a interrogare natura, implicazioni e difficoltà specifiche della lettura. Il suo apprendimento rappresenta una sfida il cui esito è tutt’altro che scontato, anche per chi può contare su competenze linguistiche orali ben sviluppate. Per capire la posta in gioco, occorre guardare proprio al costituirsi dell’interfaccia tra forme scritte e parlate, nonché alle diverse traiettorie evolutive che può prendere. Nonostante la complessità del processo, la maggior parte dei bambini impara a leggere senza troppi problemi. Tuttavia, alcuni di loro incontrano difficoltà specifiche e persistenti che ostacolano questo apprendimento. Nell’ultima sezione viene approfondito il concetto di dislessia, secondo gli approcci evolutivi più recenti. Data l’eterogeneità con cui il disturbo si esprime, sembra difficile pensare a un unico fattore causale responsabile. In un sistema così delicato e interconnesso, sono molte le cose che, a qualche livello, possono non funzionare e le differenze individuali emergono come il risultato di una complessa interazione tra fattori diversi, genetici e ambientali. Appare sempre più chiaro il contrasto tra le variabilità del neurosviluppo e la possibilità di spiegazioni unicausali. L’impresa esplicativa, superando posizioni innatiste ed empiriste, dovrebbe orientarsi verso un tipo di approccio emergentista, multifattoriale e probabilistico, articolato su più livelli di spiegazione. La lettura, in sintesi, è un fenomeno complesso, che presenta vincoli flessibili e riflette l’aspetto dinamico delle strutture mentali e cerebrali, la loro flessibilità e plasticità, la loro capacità di reagire e adattarsi a nuove circostanze, di accomodare nuovi apprendimenti. Si fa sempre più avvertita l’urgenza di una diversa interpretazione di certe assunzioni epistemologiche, metateoriche e metafisiche di fondo, che condizionano il modo di intendere il nesso cervello-cognizione-comportamento, con implicazioni che meritano di essere esplorate anche da una prospettiva filosofica. Questa indagine intende restituirci un’idea di mente più unitaria, con particolare riguardo alla continuità tra livello biologico e psicologico, non solo esplorando il nesso tra linguaggio scritto e pensiero, ma soprattutto mostrando quale straordinaria risorsa viene consegnata a ciascuno di noi, nel momento in cui ci viene insegnato a leggere e a scrivere.
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Abstract
Reading is a skill that is highly valued by literate societies as it holds the key to education. We shall see here the paramount importance of reading, since much of what we come to know is through the written word. In evolutionary terms, however, written language is a relatively new acquisition and relies on a cultural invention. Writing systems are invented by people who already use oral language, as a means of representing speech in an innovative visual form. While spoken word is biologically grounded in our nature, written word is rather a cultural artefact. Hence, learning to read has been referred to as an unnatural act, requiring the translation of written symbols into speech forms.
This mapping process engages a number of different brain mechanisms that are naturally specialized for other purposes; in essence, it involves integrating a visual system for processing written forms with one already existing for processing spoken language. Although the development of orthographic and phonological knowledge about words is an important foundation for reading, it’s not a sufficient condition. It’s the smooth interaction of these systems that brings about the adequate interface and allows fluent reading performance, supported by semantic knowledge and an appreciation of context that may “bootstrap” into learning to read.
The aim of this thesis is to spell out the foundations of literacy, exploring – with a philosophically-driven investigation – nature, implications, and specific difficulties of developmental pathways in learning to read. Reading acquisition is a considerable challenge even for typically developing children, who come to face literacy well prepared in terms of their spoken language competencies. To deal with this challenge, we need to look back at the very interface between written and oral forms of language, and examine the interaction between orthographic, phonological and semantic representations.
Despite the complexities of the task, most children, given the appropriate explicit instruction, learn to read with relative ease. However, a substantial minority of them have long-life specific difficulty acquiring literacy skills. We shall go into the concept of dyslexia at some length, in the last section, discussing contemporary evolutive approaches. Partly due to the complexity of reading, it’s not likely that only one common factor alone can explain specific reading impairments and their variable expressivity. Weakness anywhere in the system can spell trouble for reading development and we need to recognize both limiting factors and resources. Individual differences arise as the result of the complex interaction of many factors, genetic and environmental, on the developing and learning brain, highlighting the contrast between neurodevelopmental variation and causal explanation.
Moving beyond nativist and empiricist explanations of language impairments to a multifactorial and multilevel approach, reading acquisition emerges as a transient, variable and flexible phenomenon. This shift highlights the dynamic nature of interaction between biological constraints and the language-learning environment, and the arising patterns brought about by this interaction from an emergentist perspective. We need to rethink some of the basic epistemological and metaphysical assumptions in our investigation of brain-cognition-behaviour relationship. This investigation provides a picture of the human mind with far more unity in one important sense, for it presupposes the continuity of biology and psychology, hence raising theoretical issues also for philosophers.
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