Riassunto analitico
Introduzione: L’affettività e la sessualità sono aspetti centrali della vita di ogni persona e il disturbo mentale non modifica questi bisogni. Nonostante questo, il disinteresse verso i bisogni affettivi e sessuali dei pazienti psichiatrici è ancora molto diffuso e oggetto di stigma, anche da parte dell’equipe sanitaria stessa. All’interno delle strutture residenziali, in assenza di linee guida definite, le soluzioni adottate dagli operatori per gestire i bisogni degli utenti in questi ambiti sono svariate e idiosincrasiche, spaziando dal divieto assoluto alla tacita approvazione. La regolamentazione dei bisogni sessuali e affettivi degli utenti all’interno delle strutture residenziali è infatti un’indubbia fonte di dibattito. Nonostante le complessità nella stesura di regolamentazioni e policy, è di fondamentale importanza lavorare in questa direzione, dal momento che molte ricerche indicano che i pazienti riportano una migliore qualità di vita quando sono autorizzati in modo sicuro a una libertà di espressione sessuale.
Obiettivo: Sintesi quali-quantitativa a carattere esplorativo rivolta ai coordinatori di Strutture Residenziali Psichiatriche, afferenti al Dipartimento di Salute Mentale e Dipendenze Patologiche di Modena, riguardo la presenza e il rispetto di linee guida e buone pratiche sui bisogni affettivi e sessuali degli utenti.
Materiali e metodi: È stato preparato un questionario ad hoc, basato su quello formulato da Wright nel 2012. Il questionario è stato somministrato alle figure di coordinamento di ciascuna struttura residenziale sanitaria, sociosanitaria e comunità alloggio ospitante utenti adulti del DSM-DP di Modena, inviandoglielo tramite posta elettronica. Il questionario indagava le generalità della struttura, il verificarsi di episodi o incidenti relativa alla vita sessuale degli utenti, la presenza o meno di policy o linee guida scritte, le competenze dell’equipe rispetto al rischio di malattie sessualmente trasmissibili e la sua attitudine a gestire problematiche della sfera sessuale degli utenti.
Risultati: Complessivamente sono stati analizzati 11 questionari, con un tasso di risposta del 92% circa. Delle strutture residenziali analizzate, soltanto il 73% è dotato di regolamento scritto che prevede il divieto di rapporti sessuali all’interno della struttura, eppure la totalità delle strutture riferisce episodi o incidenti senza conseguenze legali inerenti alla sfera dell’affettività e della sessualità. Non vengono, al contrario, riportati incidenti di tipo grave, con possibilità di ripercussioni legali, da nessuna delle strutture che hanno partecipato allo studio. Il 91% delle strutture prevede l’attuazione di programmi di informazione e educazione degli utenti, ma soltanto il 27% propone all’equipe sanitaria una formazione specifica su queste tematiche, mentre come soltanto il 36% delle strutture prevede invece il coinvolgimento dei care-givers in modo sistematico.
Conclusioni: I risultati ottenuti sono simili a quelli ricavati da studi condotti in altri paesi. Nonostante il grande lavoro ancora necessario, i presupposti sono positivi, soprattutto quelli che riguardano l’attenzione e la disponibilità al dialogo degli operatori sanitari e la presenza di corsi di educazione sessuale per gli utenti in quasi tutte le SR. Sono stati raggiunti buoni risultati anche nella gestione del rischio di MST. Risultano invece ancora da implementare l’attenzione ai care givers, la formazione per gli operatori e la stesura di regolamenti meno proibitivi e stigmatizzanti.
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