Riassunto analitico
Aedes albopictus è un insetto, che proviene dalle foreste tropicali del sud-est asiatico. Negli ultimi decenni si è diffusa notevolmente a livello globale, e quindi anche in Europa e in Italia, destando preoccupazioni per la sua alta carica infestante e per la sua capacità di vettore di malattie infettive, quali Dengue e Chikungunya. Parte del suo impatto sulla salute umana è legato alla sua diffusione veloce e aggressiva a partire dall’area tropicale di origine che le ha permesso di colonizzare tutti i continenti tranne l'Antartide negli ultimi decenni. Le foreste del sud-est asiatico costituiscono l’habitat ideale per lo sviluppo larvale, grazie alla presenza di cavità nel tronco e nelle canne di bambù, ma presto la sua grande capacità di adattamento ad ambienti diversi le ha consentito di estendersi ad aree confinanti la foresta, suburbane e infine urbane. In particolare l’elemento chiave per la sua diffusione è la capacità di deporre le uova in qualunque contenitore di acqua dolce che diventa perciò potenziale focolaio larvale. Parametri particolari di temperatura, precipitazioni, umidità, altitudine che consentono lo sviluppo delle uova, sono alla base della diffusione di A. albopictus in aree geografiche diverse da quelle di origine. Per questo motivo i cambiamenti climatici globali osservati negli ultimi decenni sono alla base della diffusione di questo insetto anche in zone prima inaccessibili, e le previsioni future consentono di individuare le aree possibili di espansione. Studi sulle abitudini alimentari e comportamentali, hanno permesso di individuare trattamenti chimici e fisici idonei per la lotta contro l’invasione di questo insetto, particolarmente attivo e numeroso nel periodo estivo alle latitudini mediterranee. La necessità della ricerca di metodi in grado di prevenire o disinfestare zone che costituiscono habitat ideali, nasce non solo dal fastidio procurato dalla sua attività ectoparassitaria (pomfi edematosi o emorragici, reazioni allergiche..), ma anche dalla sua attività di vettore di arbovirus; infatti nel 2007 in Europa si sono verificati casi di potenziale epidemia da Chikungunya virus, in particolare a Ravenna in Emilia-Romagna, nel sud della Francia e in Croazia. Tra le sostanze presenti sul mercato maggiormente utilizzate nel controllo di questo insetto ci sono sicuramente i repellenti e in particolare i repellenti a base di olii essenziali che sono senza dubbio i più utilizzati per la minore tossicità e il minor impatto ambientale rispetto ai comuni insetticidi chimici e soprattutto per la loro innocuità verso le persone maggiormente sensibili e con problemi allergici. Molte sono inoltre le ricerche volte alla individuazione di ulteriori sostanze naturali da utilizzare per la protezione dagli insetti ematofagi. Le prospettive future nella lotta contro questo insetto si concentrano soprattutto sulle nuove strategie su base genetica che sono sistemi di lotta molto più efficienti e sostenibili nel lungo periodo, come ad esempio il SIT (Sterile Insect Tecnique), del cui sviluppo si occupa anche il Centro Agricoltura Ambiente di Crevalcore della provincia di Bologna. Questi metodi sono innovativi, privi di ricadute ambientali negative e dalle potenzialità elevate. Fondamentali nella lotta rivolta verso questo insetto sono i sistemi di sorveglianza e di monitoraggio svolti a vari livelli dalle Regioni, dagli Enti locali, dalle AUSL, che hanno permesso di ottenere informazioni quantitative sulla densità di popolazione della zanzara e di valutare il potenziale rischio epidemiologico. Il monitoraggio quantitativo effettuato con frequenza settimanale grazie all’utilizzo delle ovitrappole, ha consentito la valutazione complessiva nel tempo della densità di popolazione della zanzara e si conferma uno strumento indispensabile per la sorveglianza del rischio sanitario legato in particolare alla trasmissione di arbovirus.
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