Riassunto analitico
Il presente elaborato si prefigge di analizzare il complessivo sistema del capitale sociale con particolare riferimento alle società di capitali, allo scopo di rilevare come le funzioni tradizionalmente attribuite all’istituto non siano davvero efficaci, poiché in contrasto con le attuali prassi e organizzazioni delle più moderne strutture societarie. Nel primo capitolo, partendo dai principali dati normativi, si è brevemente ricostruita la disciplina circa la raccolta di capitale di rischio e le sue eventuali modificazioni, mostrandone fin da subito le problematicità nascenti. Di seguito, si sono riportate le opinioni dottrinali meno recenti che si sono confrontate alimentando lo storico dibattito sulle funzioni del capitale sociale. Si sono infine indagate queste ultime una ad una, individuando le diverse criticità che inducono a negare che il capitale sociale sia idoneo a fungere da presidio di tutela per i terzi creditori sociali. Nel capitolo seguente, si sono approfondite le tecniche di dotazione di mezzi patrimoniali delle società diverse dai tipici conferimenti a capitale, analizzando la comune prassi dei versamenti in conto capitale (e le sue diverse sfumature), e la disciplina della norma di cui all’art. 2467 c.c. in materia di finanziamenti dei soci alla società, constatando che l’attenzione della dottrina, della giurisprudenza e del legislatore, oggi, sia tutta incentrata sulla struttura finanziaria e patrimoniale piuttosto che sul sistema del capitale sociale in senso stretto. Di qui è inevitabilmente emerso il fenomeno della sottocapitalizzazione societaria, grave condizione finanziaria dell’ente, che comunque non è direttamente sanabile dall’insieme di regole che sostengono il capitale sociale. Nel terzo e ultimo capitolo, si è trattata la disciplina circa il mantenimento del capitale sociale, imprescindibilmente connessa alle soglie minime legali di capitalizzazione, individuando nei modelli di gestione finanziaria adottati in numerosi paesi, tra cui gli Stati Uniti, un’alternativa più dinamica, moderna e forse più efficace. Ci si è soffermati sull’istituto della riduzione nominale del capitale sociale per perdite, evidenziandone le criticità specialmente con riguardo alla ratio informativa sottesa, per poi muovere obiezioni alle imposizioni dettate dalla previsione dell’art. 2447 c.c., poiché ritenute un grave limite allo sviluppo dell’attività di impresa in forma societaria. In generale, l’impressione è che il sistema di diritto societario italiano, imperniato sul sistema del capitale, debba compiere un passo avanti, abbandonando un istituto non più capace di assolvere alle tante funzioni cui è chiamato, dal momento che volgendo lo sguardo su altre realtà, si può certamente concludere che laddove il capitale sociale non è oggetto di norme stringenti o addirittura non è affatto previsto, la prassi ha elaborato diverse forme di tutela dei creditori e l’attività imprenditoriale può esplicarsi in maniera più competitiva.
|