Riassunto analitico
La paralisi del nervo faciale ha indubbiamente un forte impatto sulla qualità di vita del soggetto che la subisce, influenzandone negativamente tanto gli aspetti estetico-funzionali, quanto quelli psico-sociali. L’anastomosi ipoglosso-faciale è una procedura chirurgica cosiddetta "dinamica" indubbiamente efficace per il trattamento specifico di paralisi faciali acute e di grado severo, in particolare nei casi in cui non sia possibile eseguire una neurorrafia termino-terminale diretta. E' stato preso in esame un campione di 17 pazienti che sono stati sottoposti a tale intervento ricostruttivo presso l'Unità Operativa di Otorinolaringoiatria di Modena, in un periodo compreso tra aprile 2008 e gennaio 2016. Criterio di inclusione nello studio è stato un periodo di follow-up dall'intervento chirurgico non inferiore ai 15 mesi. Gli obiettivi principali dello studio sono stati: (1) studio delle cause di paralisi, (2) stima dell’efficacia generale dell’intervento, (3) analisi del grado di severità della paralisi pre-operatoria, (4) valutazione del timing intercorso tra evento paralizzante e intervento chirurgico, (5) studio delle complicanze correlate al sacrificio del nervo ipoglosso. I risultati sono stati ottenuti in occasione delle visite cliniche di controllo post-operatorio e attraverso la somministrazione di un questionario da noi formulato, che fosse in grado di fornire risposte circa gli obiettivi prefissati. La gravità del grado di paralisi pre- e post-operatoria è stata valutata secondo la scala di House-Brackmann. La principale causa di paralisi del faciale nel nostro lavoro è risultata quella iatrogena. Tutti i pazienti dello studio presentavano un grado severo di paralisi pre-operatoria: 14 pazienti presentavano un grado VI. L'efficacia del trattamento chirurgico, valutata con la medesima scala, può definirsi soddisfacente: 9 pazienti con grado IV di paralisi, 7 pazienti con grado III e 1 paziente con grado II. La prognosi, in termini di ripresa funzionale, si è visto essere correlata alla gravità della paralisi pre-operatoria e alla sua causa eziologica. I risultati migliori sono stati ottenuti nei pazienti che riportavano un grado di paralisi iniziale meno severo, ossia diverso da VI (p=0,04) e in quelli che erano stati sottoposti ad asportazione di neurinoma dell'VIII, rispetto a quelli che avevano subito un intervento di asportazione di neurinoma del VII nervo cranico. Al contrario, non è stata riscontrata alcuna correlazione tra esito funzionale e timing chirurgico. Il sacrificio del nervo ipoglosso, come previsto dalla procedura chirurgica, causa una paralisi dell’emilingua omolaterale con conseguente atrofia muscolare e deficit funzionali tutt’altro che trascurabili. I deficit funzionali presi in esame nello studio (fonatorio, masticatorio e deglutitorio) si sono risultati, fatta eccezione per un solo paziente, di grado lieve/moderato. Le tecniche alternative di anastomosi (HFD, HFG, MF), finalizzate a contrastare l’insorgenza dell’atrofia linguale e delle correlate problematiche funzionali, risolvono solo parzialmente i problemi legati alle complicanze post-operatorie e non sembrano poi in grado di consentire il raggiungimento degli stessi risultati funzionali sul VII nervo cranico o, in generale, garantire un livello di qualità della vita superiore rispetto alla tecnica di anastomosi classica. Ultimo aspetto da ritenersi cruciale per un buon esito dell’intervento è la necessità di un percorso di riabilitazione post-operatoria. Essa risulta fondamentale non solo per un buon controllo della motilità facciale attraverso l’uso di movimenti linguali volontari, ma anche per limitare le complicanze che il sacrificio dell’ipoglosso comporta. Il trattamento chirurgico-riabilitativo della paralisi faciale risulta pertanto essere un percorso da intraprendere quanto più precocemente possibile e sotto la guida di un esperto team multidisciplinare.
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