Riassunto analitico
Sebbene l’esposizione occupazionale a radiazione solare (RS) ultravioletta (UV) sia correlata con lo sviluppo di varie patologie, specie oculari e cutanee, nei lavoratori, e l’incidenza di tali patologie sia significativa, ad oggi questo rischio non è oggetto di adeguata considerazione, e gli interventi per la prevenzione, pur largamente disponibili, sono scarsamente applicati. Stimare l’efficacia di un intervento formativo condotto in tre gruppi di lavoratori outdoor dei settori pesca, agricoltura ed edilizia dell’Emilia-Romagna, mediante valutazione dei cambiamenti indotti nelle modalità di esposizione a RS e nell’adozione di misure protettive individuali sul lavoro, ma anche extra-lavorative. Nel 2018 è stato reclutato un campione di circa 200 lavoratori addetti all’agricoltura, edilizia e pesca. Tutti hanno seguito un intervento di formazione specifica, della durata di almeno 4 ore, sul rischio da esposizione a RS, i possibili effetti avversi per la salute attesi e le strategie preventive applicabili. In tutti i lavoratori arruolati prima della formazione sono state indagate le modalità di esposizione a RS (es. luogo e durata dell’attività all’aperto, ombreggiamento, riflessioni, etc.) e le protezioni personali applicate (es. cappello, occhiali da sole, creme solari, indumenti) mediante un questionario, prima dell’intervento formativo. Negli stessi lavoratori, previo esplicito consenso, il questionario è stata riproposto a distanza di 8-12 mesi mediante un’intervista telefonica, con l’obiettivo di valutare se, e in che modo, la percezione del rischio ed i comportamenti relativi all’esposizione fossero mutati successivamente all’intervento formativo. Le analisi dei dati sono state condotte mediante utilizzo del programma statistico SPSS v.25. L’intervento formativo ha riguardato oltre 200 lavoratori outdoor. I questionari per la valutazione delle modalità di esposizione a UV solari e dei comportamenti protettivi individuali raccolti prima della formazione mostrano un‘inadeguata attenzione alla prevenzione, in accordo con i risultati di precedenti ricerche. Per il 52% dei lavoratori formati è stato raccolto il questionario una seconda volta, dopo 8-12 mesi dall’intervento: i risultati dell’ulteriore valutazione mostrano, per tutti i gruppi di lavoratori e per tutti i comportamenti protettivi sul lavoro considerati, un miglioramento delle risposte positive fornite (con l’eccezione dell’uso di creme solari tra i pescatori). L’uso di un copricapo protettivo passa dal 52 al 62% per i pescatori e dal 86 al 94% per gli agricoltori; l’uso di occhiali da sole aumenta dal 43 al 54% tra gli edili e dal 38 al 66% tra i pescatori; l’applicazione di creme solari ha un incremento dal 34 al 71% tra gli agricoltori e dal 22 al 26% tra gli edili. L’intervento, però, non sembra ugualmente efficace nella modifica dei comportamenti in vacanza, fatta eccezione per l’uso di creme solari che, considerato l’intero campione, passa da una frequenza di utilizzo del 54% al 66%, prima e dopo la formazione. I risultati ottenuti nella presente tesi dimostrano che un intervento formativo di prevenzione del rischio da esposizione a RS è in grado di indurre un miglioramento dei comportamenti protettivi individuali sul lavoro in un campione di lavoratori addetti all’agricoltura, edilizia e pesca. Non è stato invece possibile dimostrare un’analoga efficacia dell’intervento nel migliorare i comportamenti protettivi extra-lavorativi. Lo studio conferma la potenziale efficacia di campagne di prevenzione mirate alla riduzione del rischio da esposizione a RS nei lavoratori outdoor, e dimostra quindi l’importanza di un’estensiva organizzazione di analoghe iniziative volte a promuovere l'adozione di più corretti comportamenti protettivi individuali durante le attività lavorative all'aperto.
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