Riassunto analitico
L’evoluzione della fitoterapia in oncologia è andata di pari passo con l’evoluzione della terapia stessa. Le piante medicinali negli anni settanta e ottanta del secolo scorso hanno avuto un ruolo prevalente come fonte di principi attivi: i primi farmaci citotossici usati nella cura del cancro sono tutti derivati da piante medicinali, come gli alcaloidi della vinca, i tassani e gli analoghi della camptotecina. Oggi le piante medicinali hanno senz'altro un ruolo diverso in oncologia, per molti versi ancora più interessante. Oltre che come potenziali fonti di nuove sostanze antitumorali, infatti, alcune preparazioni vegetali hanno dimostrato di avere importanti applicazioni cliniche come supporto alla chemio e radioterapia, migliorandone l’efficacia e diminuendo gli effetti collaterali ad esse correlate. Certo è che i centri oncologici in cui è inserita oggi la fitoterapia sono un numero molto limitato in Italia ed è legittimo considerare questa epoca storica come l’inizio dell’utilizzo concreto della fitoterapia nel paziente oncologico. Il motivo di questo scarso sviluppo clinico può essere individuato in due elementi fondamentali: il primo è il numero ancora limitato di evidenze cliniche impattanti e le molte bufale scientifiche che popolano il web al tempo di Facebook e di Dottor Google, che ovviamente conducono ad un certo scetticismo del mondo medico nei confronti delle preparazioni vegetali. Il secondo è la assoluta impreparazione dei medici in fitoterapia, pur essendo questa una disciplina farmacoterapica convenzionale che prevede l’utilizzo di fitocomplessi derivati da piante medicinali secondo i classici canoni diagnostici e terapeutici del farmaco monomolecolare. Se al primo punto sono la ricerca e il progresso scientifico che stanno dando sempre migliori risposte, sul secondo punto, in Italia, c'è ancora molto da lavorare, perché il medico non ha nel suo curriculum neanche un insegnamento riguardante l’utilizzo dei farmaci vegetali. Questa tesi di laurea nasce dalla considerazione che il farmacista potrà avere nell’immediato futuro un ruolo straordinariamente importante nello sviluppo clinico della fitoterapia, in oncologia e non solo, perché, di fatto, è il professionista più preparato dal suo curriculum studiorum sulla materia, conosce adeguatamente le preparazioni vegetali in commercio, ne sa valutare la qualità e, dove si renda necessario, sa preparare secondo arte e norme di buona preparazione il fitomedicamento più adatto. Oggetto di questo lavoro è proprio quello di revisionare la più recente letteratura sulla fitoterapia in oncologia, razionalizzare criticamente le indicazioni per le quali le piante medicinali possono avere un ruolo reale in clinica e, dove l’evidenza sia adeguata, indicare le preparazioni specifiche che, già in commercio o galeniche, dal riscontro della letteratura, possono trovare impiego nel paziente oncologico.
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