Riassunto analitico
La Cannabis Sativa L. è stata utilizzata da medici e farmacisti per millenni, tuttavia solo negli ultimi trent’anni è stato riconsiderato il suo reale potenziale a fini terapeutici. Per comprendere a pieno le sue diverse azioni e relativi impieghi in ambito medicinale, è necessario conoscere le caratteristiche della pianta, fattore nodale e condizionante le operazioni di lavorazione e produzione della l’infiorescenza essiccata. In questo senso la prima parte della mia tesi ha riguardato la descrizione degli aspetti botanico-morfologici ed impieghi clinici. I principi attivi della cannabis sono contenuti in strutture anatomiche della pianta, ovvero peli ghiandolari, denominate tricomi. Essi sono suddivisi principalmente in fito-cannabinoidi e terpeni. I fitocannabinoidi sono molecole con struttura terpenofenolica naturalmente prodotte dalla pianta, sono caratterizzati dalla capacità di interagire con i recettori CB1 e CB2, entrambi parte del sistema endocannabinoide I cannabinoidi per i quali è più documentata l’azione ed efficacia in ambito terapeutico sono ∆9-tetraidrocannabinolo (THC), e cannabidiolo (CBD). I terpeni invece sono metaboliti secondari della pianta che la stessa utilizza per meccanismi di comunicazione pianta-insetto, rispondono e vengono modulati a seconda di stress biotici ed abiotici. All’interno dei tricomi sono presenti come mono, sesqui, di e tri terpeni. In particolare fra quest’ultimi D-limonene β-mircene, α-pinene e ß cariofillene e rappresentano i più interessanti dal punto di vista terapeutico. I cannabinoidi esplicano diverse attività a livello terapeutico, le quali variano dall’effetto analgesico del THC a quello antiepilettico del CBD. I terpeni sono in grado di influenzare l’attività della cannabis, per questa ragione è stata elaborata la teoria dell’entourage effect, la quale sostiene che l’attività della pianta sia strettamente correlata alla totalità del fitocomplesso più che all’intervento di una sola molecola. I vaporizzatori sono dispositivi in grado di scaldare le infiorescenze senza provocarne la combustione e rappresentano gli unici device affidabili in termini di somministrazione per via inalatoria. Il mio lavoro di tesi sperimentale di Farmacia ha riguardato lo sviluppo e successiva caratterizzazione di un estratto propilenglicolico da impiegare quale liquido per e-cigarettes (sigaretta elettronica) al fine di fornire ai pazienti una formulazione a base di cannabis con contenuto noto dei principali cannabinoidi. La prima parte del mio lavoro sperimentale si è rivolto sull’ottimizzazione della resa estrattiva impiegando come solvente propilenglicole e infiorescenze di cannabis varietà Futura. In particolare sono stati valutati diversi parametri come temperatura, tempo e volume di estrazione. Per ogni estratto è stato determinato il titolo dei principali cannabinoidi mediante un metodo cromatografico LC-UV precedentemente validato. La resa ottenuta è del 98% in acido cannabinolico, principale cannabinoide presente nella varietà di cannabis impiegata. Successivamente il mio lavoro di tesi si è focalizzato sulla valutazione dei componenti volatili presenti nell’aerosol ottenuto impiegando l’estratto propilenglicolico di cannabis, precedentemente ottimizzato, in un dispositivo e-cigarettes. Presso il laboratorio dell’Università degli Studi di Milano diretto dalla Professoressa Sara Panseri è stato sviluppato un metodo gas-cromatografico, accoppiato a spettrometria di massa ( GC-MS) “Solid Space Micro Extraction” (SPME) per valutare la concentrazione di acroleina, formaldeide, terpeni e cannabidiolo nell’aerosol prodotto dalla e-cigarette. L’analisi cromatografica ha evidenziato concentrazioni elevate di cannabidiolo nell’aerosol, suggerendo un possibile impiego dell’estratto propilenglicolico per la somministrazione per via inalatoria di cannabinoidi.
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