Riassunto analitico
Obiettivi: L’infezione da virus dell’epatite C (HCV) è uno dei maggiori problemi di salute pubblica a livello globale ed è la causa principale, in Italia, di cirrosi con elevata mortalità; tuttavia l’eradicazione del virus arresta la progressione di malattia. Prima del 2011 l’unico trattamento antivirale per HCV disponibile era la combinazione di Interferone Peghilato (Peg-IFN α 2a o 2b) e Ribavirina. Con questa Duplice Terapia si ottenevano tassi di risposta virologica sostenuta (SVR) insoddisfacenti: meno del 50% nei pazienti naive di genotipo 1 e 4 e circa il 75% in quelli di genotipo 2 e 3. Nel 2011 vennero introdotti nella pratica clinica i primi “direct acting anti-virals” (DAAs), Boceprevir e Telaprevir, che sono Inibitori delle Protesi NS3\4A di HCV, attivi nei soggetti con genotipo 1. L’impiego di Boceprevir o Telaprevir in Triplice Terapia, cioè in aggiunta a Peg-IFN e Ribavirina, ha dimostrano, nei pazienti con questo genotipo, un incremento dei tassi di SVR del 20%-25% nei naive e del 53%-63% negli experienced. Al fine di valutare se nella real life i dati ottenuti da questi schemi terapeutici si fossero mostrati sovrapponibili a quelli degli studi registrativi, nel 2013 è stato avviato un programma di Ricerca Regione-Università a titolo “La Triplice Terapia dell’Epatite Cronica (ECA) HCV-positiva con Boceprevir e Telaprevir nella pratica clinica reale”. Nel corso del 2013 sono diventati disponibili nuovi DAAs, di 2° generazione, in particolare Sofosbuvir e l’associazione Ombitasvir/ Paritaprevir/ Ritonavir + Dasabuvir (ABT), che hanno permesso schemi terapeutici senza Interferone (IFN-free). Dal quel momento i pazienti hanno ricevuto queste nuove combinazioni terapeutiche, potenzialmente maggiormente efficaci e gravate da minori effetti collaterali. La tesi si pone come obiettivo un confronto fra pazienti trattati con schemi terapeutici con e senza Interferone in termini di SVR, aderenza alla terapia, valutazione dell’impatto degli effetti collaterali e sostenibilità clinica.
Metodi: Il progetto ha previsto la realizzazione di un network integrato tra 6 centri della Regione Emilia Romagna, con creazione di relativa banca dati dalle cartelle cliniche informatizzate già esistenti nei centri nella quale sono stati immessi i dati epidemiologico-virologico-clinici relativi a più di 300 pazienti con ECA HCV+ trattati con terapia antivirale. E’ stata poi effettuata l’elaborazione e l’analisi dei dati con valutazione e validazione dei modelli statistici.
Risultati: La Triplice Terapia si è confermata più efficace della Duplice Terapia con tassi di SVR del 54,3% nei trattati con Boceprevir e del 64% con Telaprevir, rispetto al 42,9% della Duplice Terapia. I tassi di SVR dei soggetti che hanno utilizzato i DAAs di 2° generazione in schemi IFN-free hanno raggiunto valori superiori al 90%. In particolare nei pazienti trattati con Sofosbuvir si è ottenuto un 90,5% di SVR e in quelli che hanno ricevuto ABT un 92,9%. La tollerabilità generale del trattamento antivirale è stata buona, con più dell’80% dei trattamenti giunti a termine e solo il 14,3% sospesi anticipatamente per effetti collaterali. I pazienti che hanno ricevuto schemi IFN-free hanno necessitato di queste terapie di supporto in misura nettamente inferiore rispetto agli altri.
Conclusioni: I DAAs di 2° generazione offrono tassi di SVR nettamente maggiori rispetto ai farmaci precedenti e una incidenza inferiore di effetti collaterali con minor necessità di terapie di supporto. Gli schemi terapeutici IFN-free sono risultati quindi, nella pratica clinica, maggiormente efficaci e sostenibili.
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