Riassunto analitico
In questo elaborato si tratteranno le questioni riguardanti il licenziamento disciplinare in seguito alla riforma del lavoro avvenuta il 28 giugno 2012, n. 92, c.d. riforma Fornero. Nel primo capitolo verranno identificate le tre grandi aree previste dal nostro ordinamento: lavoro subordinato, lavoro autonomo e lavoro parasubordinato. Successivamente l'attenzione verrà spostata sul recesso da parte del lavoratore, le c.d. dimissioni, individuando le particolari novità introdotte dalla recente riforma del lavoro, per poi analizzare il licenziamento discriminatorio, l'evoluzione normativa e le conseguenze nelle quali incorre il datore di lavoro che adotti tali licenziamenti. Nel paragrafo seguente verranno discussi e trattati i requisiti sostanziali che permettono al datore di lavoro di recedere legittimamente dal rapporto di lavoro e quindi verranno introdotti i concetti di giusta causa e giustificato motivo, nella variante soggettiva e oggettiva. Alla fine del primo capitolo verranno trattati i periodi di irrecedibilità, ossia i periodi nei auli il datore di lavoro non può esercitare il potere di recesso al verificarsi di particolari eventi previsti dalla legge o sospensivi, temporaneamente, del rapporto di lavoro. nel secondo capitolo ci si addentrerà nel cuore di questo elaborato e si comincerà a trattare il licenziamento disciplinare. Inizialmente si discuterà del ruolo svolto dalla contrattazione collettiva e dal codice disciplinare, con particolare riguardo alle ipotesi di giusta causa e di giustificato motivo contemplate dagli stessi, discutendo in che modo il giudice debba tenerne conto e successivamente verrano elencate le sanzioni conservative disciplinari e le forme di tutela a cui il lavoratore può ricorrere per contestare le sanzioni che gli sono state irrogate. In seguito verrà analizzata la definizione ontologica di licenziamento disciplinare, verranno trattate le modalità con le quali la contestazione deve essere presentata e i tempi e la difesa a disposizione del lavoratore per procedere all'impugnazione del licenziamento nel caso in cui questo venga intimato in violazione della procedura alla procedura prevista dalla legge. infine vengono analizzate la revoca e la retroattività del licenziamento. nel terzo capitolo verrà illustrata la fase più importante della riforma: la riformulazione dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori con il quale si è cercato di dare maggiore flessibilità in uscita. Il legislatore, infatti, ha modificato le conseguenze sanzionatorie del licenziamento illegittimo, frantumando l'unità del regime di reintegrazione previsto dall'originario testo dell'art. 18 dello Statuto dei lavoratori, che introduceva un'identica sanzione per tutti i tipi di illegittimità del licenziamento (nullità, efficacia, annullabilità, a favore di un sistema sanzionatorio più modulato e articolato, che prescinde dalle dimensioni occupazionali ed è invece ancorato alle ragioni effettive del licenziamento. In seguito alla riforma del lavoro si possono enumerare ben sei tipologie di tutela nei confronti dei licenziamenti illegittimi: due regimi di stabilità reale, a seconda che vi sia o meno il risarcimento pieno o quello limitato a dodici mensilità; tre regimi di tutela obbligatoria con risarcimento variabile in misura diversa da un minimo a un massimo; infine nessuna tutela nei confronti del licenziamento ad nutum, a meno che non si tratti di licenziamento discriminatorio o nullo. Nel quarto ed ultimo capitolo verrà esposto il rito speciale della riforma con il quale il legislatore ha cercato di dare una maggiore rapidità al processo del licenziamento, con lo scopo di contrastare le lungaggini che ormai da tempo si presentano nell'ambito del procedimento riguardante i licenziamenti, oltre ai motivi per i quali il legislatore ha introdotto questo nuovo rito speciale, l'ambito di applicazione della disciplina e la procedura.
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