Riassunto analitico
Background: In presenza di un’insufficienza della cuffia dei rotatori, la protesi inversa è l’unica opzione terapeutica che permette un recupero dei movimenti di flesso-estensione e abduzione-adduzione. Uno dei problemi associati a questa protesi è il persistere del deficit funzionale in extrarotazione (particolarmente invalidante nelle ADL) legato alla precedente degenerazione dei muscoli infraspinato e piccolo rotondo. Per risolvere il problema, Pascal Boileau associò all’intervento di RSA la procedura, ideata da Joseph B. L’Episcopo, di trasposizione del Gran Dorsale e Grande Rotondo che, alterando le leve ed i vettori di forza, rende questi muscoli degli extrarotatori. L’interveto è considerato tutt’oggi da molti chirurghi, tra cui lo stesso Boileau, l’indicazione primaria in pazienti con rottura massiva di cuffia. Nonostante gli ottimi risultati in termini di RoM conseguiti con questa tecnica, bisogna considerare che i tempi chirurgici vengono allungati mediamente di 26 minuti, aumentano il numero di complicanze intraoperatorie, il deficit in intrarotazione e, a distanza di anni, si può osservare un progressivo riassorbimento osseo in sede del transfer muscolare. I più moderni modelli protesici stanno oggi puntando su di una progressiva lateralizzazione del CoR con lo scopo di mettere in maggior tensione muscoli come il deltoide che, con le sue fibre posteriori, dovrebbe essere in grado di vicariare la funzione di extrarotazione senza la necessità di eseguire il transfer muscolare. Scopo: Lo scopo di questo studio è quello di confrontare, con follow-up minimo di 2 anni, il modello di protesi inversa modello Grammont con transfer miotendineo secondo L’Episcopo, con un modello con onlay eccentrico in pazienti che presentavano tutti, a livello pre-operatorio, un lag sign positivo. Materiali e Metodi: Sono stati confrontati due gruppi omogenei di pazienti con diverso modello protesico, operati dallo stesso chirurgo, nel laboratorio di biomeccanica dell’ospedale Cervesi di Cattolica attraverso analisi cinematica del movimento con stereofotogrammetria ed elettromiografia semplice. Sono state inoltre compilate le scale di valutazione Constant e DASH e testata, tramite dinamometro, la forza in extrarotazione a braccio addotto. Risultati: I gradi di elevazione sagittale e abduzione sono stati del tutto comparabili nei due gruppi. Per quanto riguarda l’extrarotazione a gomito addotto il range of motion medio è stato di 0,39° ± 16,66 per il primo gruppo e di 15,92° ± 20,42 (p = 0,0477), con una differenza riscontrata anche in forza 1,74 N ± 1,92 nel primo gruppo e 3,71N ± 1,67 nel secondo (p = 0,0288). Si è riscontrato un drop sign residuo in 5 pazienti nel primo gruppo e in 0 nel secondo. Il punteggio Constant al follow-up è stato in media di 53,23 ± 12,74 e 62,75 ± 4,22 rispettivamente (p = 0,0217). Quello relativo alla rotazione interna è stato mediamente di 5,08 ± 2,90 e 7,83 ± 1,59 (p = 0,0078), con una moda di 6 (L3-4) e 8 (T12) rispettivamente. Conclusioni: Sebbene vada riconosciuto il merito a Pascal Boileau per aver per primo trovato una soluzione al problema del deficit di rotazione esterna nei pazienti con CLEER, d’altro canto sono sempre più evidenti e riportati in letteratura il maggior rischio di complicanze e i principali svantaggi, sia intraoperatori che riabilitativi, associati al transfer secondo L’Episcopo. Sebbene sia necessario una maggiore numerosità di campione e un follow up più prolungato, i dati raccolti e analizzati sembrerebbero sostenere la tesi secondo la quale, grazie ai nuovi design, i pazienti con il solo intervento di protesi inversa possano effettivamente recuperare un ottimo range di movimento, qualità di vita e migliorare i punteggi relativi alle ADL senza la necessità del tranfer.
|